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Perché impegnarsi in Kenya?

Perché impegnarsi in Kenya?

Se la tua azienda è attenta alle dinamiche sociali, politiche ed economiche mondiali – non solo per ragioni umanitarie – sa bene che l’Africa rappresenta il domani. Nei prossimi decenni, l’intero continente affronterà una crescita demografica straordinaria: entro il 2050 la popolazione sarà raddoppiata, superando i 2,5 miliardi di persone. Attualmente l’Africa è l’unico continente al mondo ad avere un tasso di fertilità superiore a 2 (precisamente ha un valore di 4,5) e alla fine del secolo raggiungerà i 3,8 miliardi di abitanti.

Il punto centrale da comprendere è che questa crescita demografica, se ben orientata e gestita, si tradurrà in crescita economica e benessere: presto l’Africa rappresenterà il grande mercato di riferimento per tutto il continente europeo e non solo.

Prendere parte ad un progetto di cooperazione internazionale oggi, significa essere partecipi dello sviluppo economico di domani.

Conoscere da vicino una realtà come questa è essenziale per il futuro di ogni azienda.

Nonostante le grandi potenzialità e le prospettive future di imponente crescita demografica, il Kenya – così come molte altre nazioni dell’Africa – rimane un Paese che affronta enormi difficoltà economiche e sociali.

Risulta evidente, infatti, come il continente africano sia proprio l’area del mondo in cui lo sviluppo economico, e con esso quello sociale e democratico, fatica maggiormente ad attecchire e fiorire.

Basti pensare che il PIL pro capite dell’intero continente è inferiore ai 2000 dollari all’anno. Ciò significa che un abitante dell’Africa, in media, guadagna circa cinque dollari al giorno.

Questa, però, è solo una parte del problema: l’Africa è infatti caratterizzata da enormi disuguaglianze e la ricchezza esistente è concentrata nelle mani di un gruppo ristrettissimo di persone, a danno di centinaia di milioni di abitanti che vivono sotto la soglia della povertà. I numeri sono impressionanti: 750 milioni di africani, che costituiscono metà della popolazione del continente, vivono con meno di un dollaro al giorno.

Nonostante l’atteso incremento demografico, al momento le proiezioni per il futuro descrivono un aumento del guadagno quotidiano dei cittadini africani davvero irrisorio: alla fine del secolo dovrebbe aggirarsi intorno ai 9 dollari al giorno. Parliamo quindi di cifre ben lontane da livelli che permetterebbero un sensibile e concreto miglioramento delle condizioni di vita e del benessere della popolazione del continente.

Tra le cause principali di questo problema – oggi – vi è la presenza, nei diversi Stati africani, di una classe politica dominante che molto spesso (per non dire sempre) è autoritaria e corrotta. In quasi tutti i 54 Paesi del continente, élites composte da poche migliaia di persone detengono il potere politico ed economico, arricchendosi a spese dell’intera nazione e della sua popolazione e condannando la società ad uno stato di povertà perenne.

In un rapporto molto stretto, alle profonde disuguaglianze economiche corrispondono altrettanto enormi disuguaglianze sociali: anche i diritti più basilari – come il diritto allo studio, alla salute, alla casa – vengono negati quotidianamente e spesso le principali

vittime sono le categorie più vulnerabili come i bambini e le donne, che non hanno voce in capitolo su alcuna questione di interesse comune.

Il Kenya, come detto, non fa eccezione. Il PIL pro capite si aggira intorno ai 1800 dollari, con la conseguenza che un’enorme fetta della popolazione deve sopravvivere con i suddetti 5 dollari al giorno, assolutamente insufficienti per provvedere a qualsiasi tipo di necessità, anche le più elementari.

Solamente nella capitale Nairobi – che conta oltre cinque milioni e mezzo di abitanti – più di tre milioni di persone vivono nelle baraccopoli.

Concretamente, significa condividere con altre persone – mediamente ogni donna ha quattro figli – uno spazio di pochi metri quadrati, delimitato da lamiera e fango e sprovvisto di qualsiasi servizio essenziale, come la corrente elettrica, il sistema fognario, l’acqua potabile e i presidi medici.

In queste terribili condizioni, in cui la dignità e i diritti umani di milioni di persone vengono calpestati e negati, la vita si trasforma in una lotta per la sopravvivenza che nessun essere umano dovrebbe essere costretto a combattere.

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