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Quanto investe l’Italia nella filantropia?

Quanto investe l’Italia nella filantropia?

Non molto, a dire il vero. Per dare un’idea del contesto, abbiamo raccolto i dati sulla beneficenza in Italia, mettendoli a confronto con quelli di altri Paesi ad alto reddito. L’Italia non è un Paese di grandi donatori, né di corposi volumi di beneficenza.

Purtroppo – aggiungiamo noi -, perché donare fa bene a chi riceve, ma fa bene anche a chi dona.

Cogli l’occasione per fare la differenza e supporta i progetti umanitari!

Premesso che – come è noto – per le aziende che effettuano donazioni la legge italiana prevede benefici fiscali, il quadro complessivo che delinea il mondo delle donazioni in Italia non è certo entusiasmante.

La somma di tutte le donazioni, sia individuali che aziendali, e delle fondazioni non supera lo 0,4% del PIL, contro il 2% del panorama americano.

Certo, si può dire che la situazione dei due Paesi è completamente diversa. L’Europa e l’Italia hanno una forte componente di welfare statale che supporta i bisogni e i disagi di molte comunità, a differenza dei Paesi anglosassoni, nei quali il welfare è molto limitato (quando non nullo) o completamente privato, come avviene negli USA.

Da questa prospettiva le aziende, le fondazioni e gli individui sostengono privatamente il disagio dei loro concittadini o, umanitariamente, i bisogni dei Paesi in via di sviluppo.

Per fare un esempio delle differenze, basti tenere presente che la Fondazione di Bill Gates nel 2024 ha speso da sola – con 8,6 miliardi di dollari – più di tutte le donazioni italiane messe insieme, che ammontavano a circa 7 miliardi di euro nell’anno 2022.

Le donazioni individuali

Nell’ultimo ventennio, la percentuale di italiani che effettuavano donazioni è rimasta più o meno stabile, ma con una leggera tendenza al ribasso – dal 39% al 29% in circa quindici anni – evidenziando una netta discesa fino al 21% dovuta all’impatto della pandemia da COVID e, in seguito, un picco di crescita fino al 60% (massimo storico) durante l’ultimo triennio.

È inoltre interessante notare quali sono le ragioni per la quali gli italiani decidono di donare o meno, tra le quali spiccano, in positivo, la volontà di aiutare altre persone e, in negativo, la triste scarsità di fiducia nelle organizzazioni non profit e nel modo in cui spendono il denaro raccolto.

Riguardo ai settori a favore dei quali si dona prioritariamente, spicca il campo della ricerca medico-scientifica, anche se di recente l’assistenza a persone malate e disabili in Italia e il sostegno all’infanzia nel mondo hanno registrato una consistente crescita.

Le donazioni di aziende e fondazioni

Per quanto riguarda gli investimenti filantropici da parte delle persone giuridiche, anch’essi risultano scarsi a livello italiano.

Il totale delle donazioni da parte delle aziende ammonta a soli 300 milioni di euro in totale e a 962 milioni di euro relativamente alle fondazioni bancarie, con circa 20.000 interventi da circa 50 mila € ciascuno.

Questi sono, in sintesi, i dati relativi al mondo delle donazioni italiane.

Il terzo settore: un mondo in cui lo Stato fa la parte del leone

In mancanza di una ricerca seria e complessiva riguardo al mondo delle donazioni, ci si pongono alcune domande che meritano un’analisi e qualche risposta.

Tali domande provengono dalla ricerca sul terzo settore effettuata dell’ISTAT partendo dai dati dell’Agenzia delle Entrate.

Le cooperative sociali che normalmente si fanno carico dei disagi cittadini – dalle disabilità agli homeless – rappresentano solo il 4,3% delle imprese del terzo settore, essendo 15.000 su 362.000, ma occupano il 53,1% dei dipendenti del settore.

Queste imprese, per una buona parte dei loro introiti, sono sostenute dai Comuni o dalle Regioni perché sostituiscono o integrano i servizi che normalmente sono (o dovrebbero essere) forniti dalle istituzioni pubbliche.

Sono – in una parola – sul libro paga degli enti locali. Quindi dallo Stato.

Tali organizzazioni, però, si finanziano chiedendo anche donazioni individuali, come se fossero ONLUS che sia affidano solo alla generosità degli italiani.

Risulta quindi che il mercato delle donazioni private individuali tende ad essere inferiore a quello delle ricerche sulle donazioni, rivelando una propensione italiana al giving ancora minore.

Un altro dato significativo che emerge dalle ricerche ISTAT è che, delle oltre 360.000 associazioni di beneficenza italiane, ben l’86% non ha alcun dipendente. Il personale utilizzato è quindi interamente rappresentato da volontari, di cui l’Italia è fieramente prodiga, come raccontano le due tabelle di seguito.

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