Vance non va in Sudafrica. E quindi neanche in Kenya. Ma…

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Salta, a meno di colpi di scena, la visita di JD Vance in Kenya. La prima visita ufficiale del vicepresidente degli Stati Uniti a Nairobi, prevista per la fine di novembre 2025, è stata annullata. Calano così delle ombre, se non luci sinistre, sulle relazioni diplomatiche tra Washington ed il governo del presidente William Ruto.

L’attuale inquilino della State House ha almeno tre cose da farsi perdonare dall’amministrazione di Donald Trump. Solo in parte, la precedente liason con Joe Biden, culminata nel viaggio in Usa di Ruto. Più serio ostacolo, invece, potrebbe essere la sua spregiudicata politica multipolare, con relazioni d’affari strettissime siglate negli ultimi mesi con Pekino e la Cina di Xi Jinping.

Vance non va al G20, e quindi…

Il viaggio di Vance che, diretto al G20 in Sudafrica, avrebbe dovuto rappresentare un momento significativo per riaffermare la presenza americana nel continente africano, è stato stoppato da Donald Trump.

Il summit, in programma il 22 e 23 novembre a Johannesburg, avrebbe dovuto essere il punto di partenza del tour africano di Vance.

La partecipazione era considerata propedeutica alla successiva tappa in Kenya. Tuttavia, con l’annuncio di Trump che nessun funzionario americano prenderà parte al vertice, l’intero viaggio è stato cancellato.

La motivazione ufficiale del boicottaggio è stata resa nota dallo stesso presidente Trump attraverso un post sul suo account Truth Social, in cui – rinvangando una vecchia querelle – ha accusato il governo sudafricano di “atrocità contro i diritti umani” nei confronti della minoranza bianca, in particolare gli agricoltori.

“È una vergogna totale che il G20 si tenga in Sudafrica”, ha scritto Trump sui social, facendo ricordare a tutti quando iterando questi argomenti aveva bullizzato il presidente Sudafricano Cyril Ramaphosa ospite alla Casa Bianca.

Le reazioni a Nairobi

La cancellazione del viaggio ha suscitato reazioni immediate anche in Kenya. Il governo di Nairobi, tramite l’ufficio del Primo Segretario di Gabinetto Musalia Mudavadi, ha confermato di essere stato informato ufficialmente dell’annullamento della visita di Vance. In una nota, Mudavadi ha espresso rammarico per la decisione, sottolineando però che i rapporti tra le due nazioni restano solidi e improntati alla cooperazione.

“La Repubblica del Kenya apprezza la sua partnership strategica e di lunga data con gli Stati Uniti, che continua a coprire settori chiave di reciproco interesse, tra cui commercio e investimenti, cooperazione in materia di sicurezza, istruzione, sanità e coinvolgimento della diaspora”, si legge nel comunicato ufficiale. Il governo keniota ha inoltre ribadito la fiducia nel fatto che questo sviluppo non intaccherà i legami duraturi tra i due Paesi.

 

Le terre rare calamite per Trump. E il Kenya le detiene

La visita di Vance era attesa con grande interesse, non solo per il suo valore simbolico – sarebbe stata la prima visita di un alto funzionario esecutivo statunitense in Kenya da quando Trump è tornato alla Casa Bianca – ma anche per le implicazioni geopolitiche.

In particolare, gli analisti avevano evidenziato l’importanza strategica della regione dell’Africa orientale, teatro di una crescente competizione tra Stati Uniti e Cina per l’accesso alle risorse naturali.

Uno dei punti centrali dell’agenda di Vance sarebbe stato Mrima Hill, una foresta di 390 acri situata vicino alla costa keniota, che si ritiene contenga significativi giacimenti di terre rare. Questi minerali sono essenziali per la produzione di tecnologie avanzate e per le industrie legate all’energia verde.

La Cina ha già investito pesantemente in progetti simili in Africa, e la visita di Vance era vista come un tentativo di Washington di recuperare terreno e rafforzare la propria presenza economica e diplomatica.

Donald e l’Africa

Questo alimenta ulteriori dubbi sulla volontà dell’amministrazione Trump di impegnarsi attivamente nel continente africano, in un momento in cui la Cina continua ad espandere la propria influenza attraverso investimenti infrastrutturali e accordi commerciali.

Per il Kenya, resta la speranza che i rapporti con Washington possano continuare a svilupparsi su basi solide, nonostante le turbolenze del momento. Per gli Stati Uniti, si apre invece una fase di riflessione sul proprio ruolo in Africa e sulla capacità di competere con attori globali sempre più presenti e influenti.