L’Unione Africana come strumento per la pace e la prosperità per l’Africa? La sua consacrazione come attore chiave degli equilibri planetari? Una approfondita ricognizione, che è focalizzata – intanto – sulla riforma di questa istituzione, è stata prodotta dall’Africa Center for Strategic Studies mentre è in corso – tra il 16 luglio ed il primo agosto – la sesta sessione del Parlamento Panafricano, a Midrand In Sudafrica.
A questo organismo di delega, o si accredita, per tradizione, questo ruolo strategico di promotore dello sviluppo africano. In ballo ci sono, per ora i destini di 1,5 miliardi di persone (ma più che raddoppieranno nelle prossime decadi) e quelli di 54 Paesi. In realtà ‘spaccati’ e divisi, oltre che da diversità geografiche, storiche, religiose, anche dal fatto di coltivare oramai strategie ‘definitive’ e diverse di sviluppo, sotto il cappello di potenze internazionali ‘influenti’ e campioni regionali, nonché interessi, l’uno molto diverso dall’altro.
Unione Africana da riformare superando contraddizioni
Difficile, da questo punto di vista, diventa così l’idea di riformare il ruolo dell’associazione istituzionale che lega i Paesi del continente senza doversi alla fine scontrarsi con tutte queste crescenti ‘contraddizioni’.
Il retroterra culturale dell’Unione, sono le due diverse filosofie emerse agli albori: quella più profondamente unionista e idealista del cosiddetto ‘Gruppo di Casablanca’ (un’unica autorità, governi regionali sussidiari, una politica estera e di difesa comune e istituzioni comuni) alla fine consacratasi come velleitaria. Dall’altra, quella più flessibile e aperta del ‘Gruppo di Monrovia’.
Il tema chiave -come in Europa del resto – è quanto gli stati siano disponibili a fare in tema di cessione della sovranità all’Unione. Lo studio esemplifica citando un caso: l’Area di Libero Scambio Continentale Africana (ACFTA), istituita nel 2018; l’integrazione procede, sia pure lentamente, ma l’attuazione di un’unione doganale e la rimozione delle barriere non tariffarie sono lente.
Un obiettivo strategico, quello di dare all’Unione Africana un ruolo chiave nella sicurezza e nel ristabilimento della pace nei momenti di crisi tra e degli Stati, rimane poi non colto. La tensione tra l’Assemblea e gli organi dell’Unione Africana ostacolano la capacità dell’Unione Africana di rispondere a crisi gravi. L’Unione Africana, ad esempio, non è riuscita a far rispettare le sue consolidate regole sui cambi di governo incostituzionali in Burkina Faso, Guinea, Mali, Niger e Sudan. Ci sono stati anche casi in cui le decisioni di organi chiave sono state annullate da altri.
Problemi frustranti
Un esempio è la decisione del Consiglio di Pace e Sicurezza dell’Unione Africana (UA) del dicembre 2015 di inviare la Missione Africana di Prevenzione e Protezione in Burundi (MAPROBU) per ridurre l’escalation di violenza innescata dalla richiesta dell’allora Presidente Pierre Nkurunziza di un terzo mandato, costituzionalmente proibito. Questa tempestiva decisione è stata annullata dall’Assemblea dell’UA durante il suo vertice del gennaio 2016.
Parte del problema è dovuto alle difficoltà di coordinamento all’interno dell’UA e alla limitata capacità di dare seguito e attuare le decisioni chiave. Organi dell’UA come il Consiglio per la Pace e la Sicurezza, il Meccanismo Africano di Revisione Pari e l’ECOSOCC spesso non riescono a coordinarsi.
Lo studio da conto poi di come già nel 2016 si fossero chiariti quali fossero i problemi chiave e le cose da riformare per ottenere un miglioramento nel funzionamento di questa istituzione sovranazionale. Le proposte erano tutte incentrate su alcuni punti nodali: Ridurre le priorità dell’Unione Africana e riallineare le sue istituzioni. Ampliare la partecipazione dei cittadini. Migliorare l’efficacia operativa. Migliorare l’indipendenza finanziaria. Da allora sono stati raggiunti risultati migliori, ma permanendo problemi significativi.
Secondo African Center for Strategic Studies nonostante la disorganizzazione e l’incoerente attuazione delle decisioni persistano, l’Unione Africana ha ancora l’opportunità di diventare un’unione politica continentale più efficace, influente e istituzionalmente solida, come auspicato dai Padri Fondatori.