Le ‘minacce’ di Donald Trump ai russi sul terreno della loro esportazione di prodotti petroliferi, non saranno senza conseguenze anche nel continente africano. Le sanzioni ‘promesse dagli Stati Uniti, ma anche dell’Unione Europea rischiano di sconvolgere il crescente commercio di petrolio russo a prezzo scontato, dilagante nel continente africano. Uno sviluppo che diventa sempre più probabile e che genera incertezza nei mercati. Anche in quello del continente africano, che pure può vantare tanti Paesi ricchi di petrolio e gas. Washington, intanto, ha imposto sanzioni contro Rosneft e Lukoil, le due principali compagnie petrolifere russe, concedendo alle controparti globali tempo fino al 21 novembre 2025 per concludere ogni rapporto commerciale con esse.

Trump e gli effetti collaterali delle sanzioni a Putin
Secondo diversi osservatori, queste misure stanno producendo effetti significativi sul mercato africano, ma in modi complessi e talvolta contraddittori. Nonostante le restrizioni occidentali, negli ultimi anni e egli ultimi mesi la Russia ha intensificato le esportazioni di prodotti petroliferi verso l’Africa, con un aumento del 250% nel 2023 rispetto all’anno precedente, raggiungendo 17,6 milioni di tonnellate. Questo boom è stato reso possibile grazie all’utilizzo di una cosiddetta “flotta ombra” e di canali alternativi capaci di aggirare le sanzioni. E ad un prezzo particolarmente vantaggioso.

Il contesto africano presenta una debolezza strutturale che la Russia ha saputo sfruttare: molti paesi del continente producono greggio, ma non dispongono di sufficienti capacità di raffinazione, rendendoli dipendenti dalle importazioni di prodotti finiti. In questo scenario, Mosca si è inserita come fornitore competitivo, approfittando delle lacune infrastrutturali locali.
Tuttavia, le sanzioni hanno anche compromesso gli investimenti diretti russi nel settore petrolifero africano. Lukoil, ad esempio, si è ritirata da progetti in Ghana e Congo-Brazzaville, mentre Rosneft mantiene attivo solo un progetto in Mozambico. Le compagnie russe sono ormai considerate partner problematici, a causa delle limitazioni finanziarie imposte dalle sanzioni internazionali.
Il ruolo dei russi in Africa
Questo ha portato a una trasformazione del ruolo della Russia nel continente: da investitore industriale a semplice fornitore di petrolio a basso costo. Parallelamente, Mosca ha intensificato la propria presenza diplomatica e commerciale in Africa, cercando di rafforzare i legami con paesi chiave e contribuendo a una nuova ‘corsa all’Africa’ tra le grandi potenze globali.

In sostanza, se finora le sanzioni contro il petrolio russo non hanno bloccato la presenza energetica di Mosca in Africa, l’hanno profondamente trasformata. La Russia ha perso terreno come investitore, ma ha guadagnato spazio come esportatore, approfittando delle vulnerabilità strutturali del continente. Questo ha generato una nuova dipendenza energetica e ha contribuito a destabilizzare il mercato africano, rendendolo più esposto alle fluttuazioni geopolitiche. Il riassestamento, se le minacce di Trump andranno a segno, non sarà facilissimo. Specie se a smettere di importare la materia prima energetica da Mosca saranno anche i cinesi.