Samia Suluhu Hassan affronterà un facile appuntamento elettorale il 29 ottobre 2025 e dovrebbe essere rieletta presidente della Tanzania. È la sua prima partecipazione ad un confronto di questo tipo, essendo diventata presidente nel 2021 in seguito alla morte di John Magufuli.
La Commissione Elettorale Nazionale ha confermato la sua candidatura insieme a quella del vicepresidente Emmanuel Nchimbi, con più di una decina di candidature ‘minori’ alternative che sono state ‘autorizzate. I principali partiti di opposizione, CHADEMA e ACT-Wazalendo, sono stati invece squalificati dalla competizione. Il leader di CHADEMA, Tundu Lissu, è attualmente in carcere con l’accusa di tradimento.
Con i rivali principali esclusi, Samia va verso una vittoria schiacciante, sua e del suo partito, il Chama Cha Mapinduzi (CCM). I candidati minori non hanno una base elettorale ampia né accesso equo ai media.
Le promesse di Samia
Dopo la grigia e semi dittatoriale era di Magafuli, ci si aspettava di più da Samia. Nonostante iniziali aperture verso la libertà di stampa e un ruolo attivo della società civile, il suo governo è stato accusato di repressione politica, con arresti arbitrari e restrizioni alla libertà di espressione.
L’assunzione di insegnanti e sanitari, l’avvio di qualche politica sociale in questi ambiti aveva fatto sperare la popolazione. Con il programma Vision 2050, la presidente in carica vuole trasformare la Tanzania in un’economia autosufficiente e creare 350mila posti di lavoro a Zanzibar, investire sulla blue economy, i distretti indutriali, portare a compimento la strategia ferrovia Tanga–Arusha–Musoma (1.108 km).
Samia ha quindi avviato alcune riforme, ma ha anche reintegrato figure autoritarie e rimandato la revisione costituzionale.

I rapporti col Kenya
La Tanzania ha circa 70,5 milioni di abitanti, contro i 57,5 del Kenya. Il Kenya ha un pil pro capite molto più alto, intorno ai 1.850 dollari annui, contro i 1.120 della Tanzania.
La Tanzania è il paese più popoloso tra i tre, con una crescita demografica annua intorno al 2.9%. Il Kenya segue con una popolazione in aumento, ma con un tasso di crescita più moderato (1.95%).
I rapporti diplomatici e commerciali con il Kenya sono pessimi. Nonostante le indicazioni al libero scambio dell’EAC, la Tanzania ha prodotto dazi e imposte destinati, sostanzialmente, ad evitare una ‘invasione’ economica keniota in Tanzania.
Il Business Licensing Order 2025, ad esempio, vieta ai non cittadini (inclusi keniani) di operare in 15 settori, tra cui commercio al dettaglio, servizi di telefonia mobile, riparazione elettronica, saloni di bellezza, guida turistica. Le sanzioni includono multe fino a 10 milioni di scellini tanzaniani e revoca del visto. Tanzania impone una tassa di $100 ai lavoratori keniani, inclusi autisti di camion, mentre il Kenya esenta i cittadini EAC da tasse simili. E’ guerra anche sui parchi, con i prezzi tanzaniani che fanno ‘dumping’ su quelli kenioti.

Amnesty boccia la presidente
Il governo keniano ha protestato formalmente presso la East African Community (EAC), accusando la Tanzania di violazione del Protocollo del Mercato Comune.
Secondo Amnesty International le imminenti elezioni in Tanzania “rischiano di diventare un affare procedurale privo di legittimità”.
Secondo l’organizzazione, il governo sta instillando un clima di paura e intensificando la repressione dell’opposizione, e sono da ritenere sospette le sparizioni di 83 sparizioni membri del principale partito di opposizione, Oltre che il presidente, il 29 di ottobre saranno eletti i membri dell’assemblea nazionale e i consiglieri di circoscrizione.