Alleanza di potere o patto di pacificazione per il futuro del Kenya? La novità che arriva da Nairobi, dalla State House, è quella del formale accordo di collaborazione tra William Ruto e Raila Odinga. Da un parte il partito Kwanza e e l’alleanza democratica unita, che governano il Paese, e dall’altra l’ODM, fino a poco tempo fa il principale partito di opposizione.
“Un patto davvero nazionale ed inclusivo”, lo ha definito il presidente Ruto, che durante la conferenza stampa ha elogiato l’accordo, definendolo un impegno per l’unità nazionale e un approccio bipartisan al proseguo della governabilità del Paese.
Il presidente ha già iniziato un tour nel Paese per presentare la svolta ‘storica’, ossia la pacificazione ufficiale con il suo rivale politico più autorevole.
Ruto e Odinga, avvicinamento progressivo
I rapporti tra Ruto, presidente del Kenya, e Odinga, ex capo dello stato e avversario di quello attuale alle ultime elezioni, erano di fatto già molto migliorati negli ultimi mesi. Ruto, infatti, aveva sostenuto Odinga nel suo tentativo (fallito, ha vinto Gibuti) di diventare presidente della Commissione dell’Unione Africana (AUC).
Ruto, in quel caso aveva sottolineato come il suo supporto fosse basato sull’esperienza di Odinga come panafricanista e sulla sua conoscenza delle questioni africane. Dal dialogo su questa vicenda era poi nato qualcosa di più
E questo gesto era già stato interpretato come un segnale chiaro di promuovere l’unità e la collaborazione. Nel corso di questi ultimi mesi, inoltre, si era saldato anche un patto di potere inedito. L’ODM (Orange Democratic Movement) di Odinga aveva comunque ‘prestato’ suoi uomini al governo di colazione del rivale. Ora per questa super alleanza è arrivato il battesimo finale.
Kenya Kwanza e Orange Democratic Movement (ODM) iniziano a lavorare insieme nel governo sulla base di una larga intesa programmatica.
Il programma “Intesa per risolvere le sfide sociali e politiche che i kenioti devono affrontare”, è basato su dieci punti critici individuati dal rapporto NADCO.
Il National Dialogue Committee, è un comitato istituito in Kenya per promuovere il dialogo e il consenso trasversale tra forze politiche su questioni politiche e sociali cruciali con un focus su riforme costituzionali, legali e politiche. Tra i temi principali trattati dal NADCO ci sono stati la ristrutturazione della Commissione Elettorale e dei Confini (IEBC) e revisione dei bacini elettorali, l’introduzione di nuove figure istituzionali come il Primo Ministro e il Leader dell’Opposizione Ufficiale. E’ il NADCO che si occupa di temi come la promozione dell’uguaglianza di genere e dell’unità nazionale, nonché la gestione in trasparenza dei fondi governativi.
Secondo l’accordo, Ruto e Raila si trovano quindi impegnati a spingere l’inclusività in tutta la vita pubblica, a proteggere e rafforzare il decentramento, nonché a promuovere e proteggere i mezzi di sussistenza dei giovani, il diritto di riunione pacifica e di protesta. Nondimeno, punti nodali sono anche il debito nazionale sopra il livello, la lotta alla corruzione e allo spreco di risorse pubbliche, l’impegno a promuovere l’efficienza del governo e proteggere la sovranità del popolo.
Riequilibrio dello scenario politico
Da mesi però l’orizzonte politico keniota, specie in vista delle elezioni presidenziali del 2027, sta ridefinendo i pesi dentro lo schieramento di opposizione, nel tentativo – sempre più complicato – di esprimere a quell’appuntamento un candidato comune e alternativo a Ruto. La possibilità che questi sia Odinga, a questo punto della situazione, appaiono molto basse, anche se il leader di ODM ha precisato che il patto non ha alcun valore ostativo da questo punto di vista.
La firma dell’accordo, intanto, dovrebbe portare alla nomina di altre cariche di rappresentanti dell’opposizione all’interno del governo. Con la coalizione rafforzata che avrà tanti problemi da affrontare all’ordine del giorno.
In primo piano una crisi economico istituzionale perdurante e nemmeno troppo strisciante dopo la mancata approvazione della legge finanziaria dello scorso giugno, che diede il là alle proteste antigovernative dei giovani, con morti, feriti e un’ondata di sequestri e colpi di mano di polizia e servizi segreti che avevano innescato le proteste delle organizzazioni per i diritti umani del Paese e sollevato richieste di chiarimenti anche a livello internazionale.
Divisa l’opinione pubblica, molti dubbi sono emersi tra i sostenitori di Odinga, con proteste nelle roccaforti del partito, a Kisumu e nelle regioni nord occidentali del Paese.