Una soluzione per la cinquantennale crisi del Sahara Occidentale. Il Kenya si affianca al Marocco che ha proposto una sua soluzione di mediazione, sulla vicenda che divide la monarchia di Rabat dalle forze autonomiste del Polisario, supportate dall’Algeria oramai dal 1975. Un conflitto più che congelato, ingessato, cristallizzato, ma non del tutto.
William Ruto, comunque, sotto pressione in patria – per motivi economici, ma anche per le accuse dell’opposizione di volere instaurare un regime sempre più poliziesco – prova a trovare nell’attività diplomatica e internazionale il punto di equilibrio della sua presidenza.
Dopo una visita del presidente lo scorso febbraio, l’avvicinamento ufficiale alle posizioni di Rabat è arrivato dopo l’incontro tra il ministro marocchino degli Affari esteri, Nasser Bourita, e il primo ministro e ministro degli Esteri keniota, Musalia Mudavadi.
Il Kenya col Marocco sul Sahara Occidentale
Il Kenya così ha scelto di sostenere il piano del Marocco per il Sahara Occidentale. L’idea è quella di concedere l’autonomia sotto la sovranità del regno nordafricano. Su questa soluzione, negli anni, si erano schierati tanti paesi africani, arabi e occidentali, ma senza unanimità nella comunità internazionale.
Il conflitto nacque nel 1975 e contrappone il Marocco, che considera il territorio come proprio, al fronte Polisario, sostenuto dall’Algeria, che aspira ad avere uno stato indipendente. Il Fronte del Polisario esiste ancora, dopo mezzo secolo? Fondato nel 1973, il movimento continua a operare politicamente e militarmente, con sede a Tindouf, in Algeria. Il suo attuale segretario generale è Brahim Ghali.
Negli ultimi anni, le tensioni tra il Fronte Polisario e il Marocco si sono un po’ riaccese, con scontri armati ripresi dal 2020. Inoltre, il Fronte Polisario ha continuato a contestare gli accordi internazionali che coinvolgono il Sahara Occidentale, portando la questione davanti alla Corte di Giustizia dell’UE.
L’accordo di Mudavadi ed il patto agricolo
Tornando all’accordo appena siglato, alla fine dei colloqui tra i ministri degli esteri di Kenya e Marocco a Rabat, il Kenya ha affermato di considerare il piano marocchino come l’unica soluzione realistica all’annoso problema e proprio in questi giorni ha aperto l’ambasciata a Rabat.
Il Marocco, uno dei principali produttori di fosfati e fertilizzanti, ha accettato di accelerare immediatamente le esportazioni di questi prodotti per l’agricoltura nel Kenya. In una nota i due Paesi dichiarano di volere collaborare nei settori delle energie rinnovabili, del turismo, della pesca, della sicurezza. Il Kenya, per converso, pensa di esportare in Marocco più tè, caffè e prodotti freschi in Marocco per bilanciare i suoi scambi commerciali con Rabat.
Nella dichiarazione congiunta si dice inoltre che il Kenya sostiene l’idea marocchina di offrire agli stati del Sahel senza sbocco sul mare l’accesso al commercio globale attraverso i porti atlantici del Paese.
La storia del conflitto
La disputa tra il Marocco e il Fronte Polisario riguarda il Sahara Occidentale, un territorio situato nel Nord Africa, tra il Marocco e la Mauritania, che si affaccia sull’Oceano Atlantico.
Il Sahara Occidentale era una colonia spagnola fino al 1975, quando la Spagna si ritirò e il territorio fu spartito tra Marocco e Mauritania. Il Fronte Polisario, un movimento indipendentista sahrawi nato nel 1973, dichiarò la nascita della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi nel 1976, rivendicando l’indipendenza del territorio. Dopo il ritiro della Mauritania nel 1979, il Marocco ha continuato a occupare gran parte del Sahara Occidentale, costruendo un lungo muro di sabbia di oltre 2.700 km per separare le aree sotto il suo controllo da quelle rivendicate dal Polisario.
Nel 1991, l’ONU ha mediato un cessate-il-fuoco, con la promessa di un referendum per determinare il futuro del Sahara Occidentale, ma questo voto non è mai stato realizzato. Oggi, il Sahara Occidentale è riconosciuto da 87 Paesi e fa parte dell’Unione Africana, ma non ha ancora ottenuto il riconoscimento ufficiale da parte dell’ONU.
La disputa continua a essere un tema di tensione internazionale, con il Marocco che cerca di consolidare il suo controllo e il Fronte Polisario che mantiene la lotta per l’indipendenza.