L’indagine “Gli italiani e il risparmio” 2025, condotta da Ipsos per Acri in occasione della 101ª Giornata Mondiale del Risparmio, offre un quadro articolato e approfondito sul rapporto tra cittadini italiani e risparmio, con una lettura che abbraccia aspetti economici, sociali e valoriali. Il campione della indagine è stato costituito da 1.000 adulti italiani, rappresentativo per area geografica, età, sesso e ampiezza del centro abitato.

Sono stati sentiti telefonicamente tra il 22 settembre ed il 6 ottobre. L’indagine esiste dal 2011 ed è quindi possibile inserire le informazioni in una serie storica molto completa.
Viva il Risparmio, ma si fanno sacrifici per farlo
Il risparmio è visto positivamente (76%) come tranquillità, tutela, saggezza, ma cresce l’associazione con sacrificio.

È considerato un essenziale strumento di tutela personale (protezione da imprevisti, sicurezza per la vecchiaia) e motore di sviluppo nazionale (investimenti, stabilità bancaria, riduzione della dipendenza estera). E poi, decisamente, un mezzo di inclusione sociale, soprattutto per i giovani.

Il clima complessivo, la percezione del futuro, non sono improntati all’ottimismo. Anzi, aumenta l’insoddisfazione per la situazione economica personale e peggiorano le aspettative sull’economia italiana ed europea. Una maggiore apertura ed un ottimismo un poco più diffuso caratterizza le risposte dei i giovani tra i 18 ed i 30 anni.

Due famiglie su tre non riuscirebbero ad affrontare spese impreviste di 10.000 euro. Come utilizzare il risparmio? Due terzi degli italiani preferiscono mantenere i risparmi liquidi.
Gli investimenti sono motivati dalla volontà di realizzare progetti, proteggersi dall’inflazione, accrescere il patrimonio. In questo contesto cresce l’attenzione alla rischiosità degli investimenti, cala quella all’impatto sociale. Diminuiscono i consumi essenziali e voluttuari (viaggi, cultura, cura di sé) e aumentano le famiglie che non riescono a risparmiare. La fiducia nell’UE in calo, soprattutto tra gli over 45. I giovani restano più positivi, ma cresce la quota di chi vede vantaggi nell’uscita dall’UE.

Solidarietà e sostenibilità
Il ruolo della sostenibilità è ancora considerato importante per lo sviluppo, ma meno prioritario rispetto al passato. C’è però la percezione di un ruolo crescente del Terzo settore e dei corpi intermedi nella ripresa economica.
La solidarietà? Più della metà degli italiani ha partecipato ad attività sociali o fatto donazioni ed il
60% ha destinato il 5×1000 a enti del Terzo settore, ma la disponibilità a investire in prodotti finanziari sostenibili è in calo e rimane bassa la familiarità con i lasciti testamentari. La sostenibilità è ancora considerata importante per lo sviluppo economico, ma ha perso centralità rispetto agli anni precedenti. Gli italiani riconoscono il valore della transizione ecologica, ma la priorità è tornata su sicurezza economica e sociale.

La conoscenza dei lasciti testamentari solidali è ancora molto bassa: solo il 15% ne ha sentito parlare, e meno del 5% li ha considerati concretamente. Il Terzo settore è percepito come attore chiave nella ripresa economica e sociale post-pandemia. C’è una crescente fiducia nei confronti di fondazioni, associazioni e enti non profit, soprattutto tra i giovani e i più istruiti.


