Una nuova centrale sul Tana per il Kenya. Come risposta agli effetti del cambiamento climatico, ma anche alla endemica fame di energia elettrica del Paese. Si muove su questo doppio binario di interesse il progetto della diga di High Grand Falls sul fiume Tana, capace a regime di rendere ben 700 W.
Svolta annunciata in un Paese in cui la costruzione e il miglioramento di reti, strade, ponti, centrali energetiche – tra nuove autostrade e ‘corridoi’ per portare le merci dal Mar Rosso all’Atlantico, traversando l’intero continente- è un tema principale all’ordine del giorno del governo. Quello in questione, in particolare, è probabilmente uno dei più ambiziosi e costosi interventi infrastrutturali del Paese, con importanti implicazioni energetiche, ambientali e sociali.

Il Tana regala 700 W
Rimangono sullo sfondo anche in questo caso i problemi legati al finanziamento di queste opere, con il governo di William Ruto che cerca creativamente una sua strada efficace (il partenariato strategico con Cina ed emiri è uno dei canali), ma indubbiamente il progetto in questione ha una sua forza e senso.
La zona in cui si è pensato di agire è ‘ovviamente’ quella del Fiume Tana, protagonista ‘negativo’ negli ultimi anni della cronaca ecologica del Paese per i sempre più frequenti perniciosi allagamenti, con danni sempre maggiori alla delicata economia agroalimentare del Kenya. Si pensa ad un impianto idroelettrico vicino alle cascate di Kibuka, tra le contee di Kitui e Tharaka Nithi.
La produzione elettrica prevista è di 700 MW (inizialmente 500 MW), con un ulteriore beneficio derivante dal volume d’acqua generato per l’irrigazione di oltre 5,6 miliardi di metri cubi, con un costo stimato dell’opera di circa 2,6 miliardi di dollari (337 miliardi di scellini kenioti) ed una durata dei lavori di almeno cinque anni.

Emanciparsi dall’Etiopia
Lo scopo è quello di aumentare la sicurezza ecologica (contenendo le inondazioni a valle del Tana) e alimentare. Ma anche di emanciparsi energeticamente dall’Etiopia. Anche se va ricordato che il Kenya di William Ruto, in tema GERD – la nuova gigantesca diga sul Nilo che ha potenziato l’offerta di energia idroelettrica dell’Etiopia – è stato uno dei primo paesi africani a schierarsi a favore del progetto e a brindare alla sua inaugurazione. Il debutto di GERD è appena avvenuto senza che fossero venuti a mancare i motivi di ostilità al progetto di egiziani e sudanesi, preoccupati per i riflessi sui loro ecosistemi (anche energetici) di questa ‘strozzatura’ del più grande fiume africano.

Il nuovo progetto sul Tana era stato interrotto nel luglio 2025 dal Ministero del Tesoro per mancato rispetto dei requisiti da parte della società britannica GBM Limited. È stato riattivato con un nuovo piano di sviluppo da parte del Ministero dell’Energia, KenGen, Kenya Power e l’Autorità per l’Energia (EPRA) e la National Irrigation Authority ha ricevuto l’autorizzazione a riaprire la gara d’appalto. Ma dal progetto non conseguono solo benefici futuri. Circa 4.500 famiglie dovranno essere sfollate dalle aree interessate. Non solo. Il progetto è vicino alla Riserva nazionale di Mwingi, sollevando preoccupazioni ecologiche. Il governo ha promesso di mitigare gli impatti e garantire compensazioni.

Il contesto energetico ed ecologico e le 100 dighe di Ruto
Il Kenya ha una domanda energetica in crescita, che ha raggiunto 2.392 MW ad agosto 2025. Attualmente, il 78% della popolazione ha accesso all’elettricità. Il presidente William Ruto ha promesso la costruzione di 100 dighe per migliorare l’accesso all’acqua e all’energia.
Il fiume Tana è il più lungo del Kenya e rappresenta una risorsa fondamentale per la produzione di energia idroelettrica nel paese. I progetti di centrali idroelettriche lungo il Tana sono parte integrante della strategia energetica nazionale, volta a garantire una fornitura sostenibile e rinnovabile di elettricità.
Le principali centrali idroelettriche sul fiume Tana sono quella di Kindaruma costruita sul Tana negli anni ’60 che da una capacità iniziale di circa 40 MW e passata a oltre 70 MW.
C’è poi la Centrale di Kamburu, costruita negli anni ’70 (circa 94 MW) che utilizza una diga ad arco e un tunnel per convogliare l’acqua. Quindi quella di Gitaru, una delle più grandi sul Tana, con una capacità circa 225 MW.
La Centrale di Masinga costruita negli anni ’80 (40 MW) ha anche una funzione di regolazione del flusso per le centrali a valle. Mentre è più potente Kiambere (168 MW). Il Kenya ha pianificato diversi lavori per implementare questa rete, cercando di mitigare gli effetti ambientali e sociali di questi sviluppi, integrando i progetti nel piano Vision 2030 con fonti rinnovabili (solare ed eolico) per una trama energetica più articolata e resiliente.