Report Net Zero 2025, chi sposta i soldi cambia il mondo

Uno studio di South Pole – Report Net Zero 2025 – analizza la vocazione ESG di ben 350 istituzioni finanziarie presenti in 13 Paesi. La scelta nasce dall’idea che sono le istituzioni finanziarie alla fine che hanno il potere di guidare il mercato. Un motto- ricorda il report – dice “Sposta i soldi, cambia il mondo”. E così il monitoring su queste realtà a monte, offre la possibilità di verificare le priorità del mondo delle imprese, nel suo complesso e su larga scala. In Europa, in particolare, le ultime novità dicono che la Commissione Europea ha allestito un Piano d’Azione Industriale che riconfigura tempi e modi della strategia di decarbonizzazione. Tra gli aspetti più interessanti, le scadenze per la misurazione delle emissioni sono state spostate all’inizio del 2028. Una mossa che, di fatto, dà un po’ di respiro ai produttori di veicoli, evitandogli – almeno per ora – le temute multe miliardarie. Negli Usa, la notizia più recente, è la guerra simbolica alle docce di Donald Trump. Obama e Biden avevano ridotto a 2,5 galloni al minuto il massimo regolabile dal soffione delle docce.  The Donald ha abbattuto questo limite, rimanendo nel solco del principio che “la sovraregolamentazione soffoca l’economia americana e reprime la libertà individuale”.

Net Zero 2025, più esposizione sugli assett verdi ma…

Ma torniamo al Report di South Pole. In questo contesto di ‘restaurazione’, dal rapporto emerge un indirizzo ibrido delle istituzioni finanziarie. Per quanto riguarda la decarbonizzazione nei prossimi dieci anni, le due principali priorità per gli istituti finanziari sono l’aumento dell’esposizione agli asset verdi (44%) e l’aumento del numero di aziende con piani di transizione climatica o strategie di zero emissioni nette (44%). Solo un istituto finanziario su quattro (28%) però afferma di pianificare la riduzione dell’esposizione ai combustibili fossili come principale strategia per la decarbonizzazione nei prossimi dieci anni. Gli assicuratori sono sostanzialmente più propensi (43%) a ridurre l’esposizione ai combustibili fossili rispetto a qualsiasi altro tipo di istituto finanziario. In particolare, gli istituti finanziari più piccoli sono leggermente più propensi (30%) a ridurre la loro esposizione ai combustibili fossili rispetto agli istituti finanziari più grandi (26%). Nonostante l’UE sia in testa ai progressi in materia di decarbonizzazione, i paesi dell’UE non sono più propensi a ridurre l’esposizione ai combustibili fossili (28%) rispetto alla media globale (28%). Lo stesso vale per centri finanziari come il Regno Unito (29%) e gli Stati Uniti (26%). Tuttavia, trasversalmente ai continenti e alle nazioni, le compagnie di assicurazione si distinguono, con una percentuale significativamente più alta (43%) rispetto ad altre categorie di istituzioni finanziarie, mostrando maggiore propensione a ridurre gli investimenti in combustibili fossili.

La sensibilità delle assicurazioni

Le compagnie di assicurazione sono da tempo leader nella gestione del rischio e l’ultimo rapporto di South Pole mostra come siano spesso in vantaggio rispetto ad altre istituzioni finanziarie nell’affrontare le sfide della decarbonizzazione. L’attenzione alla sostenibilità è una strategia di mitigazione del rischio essenziale per tutelarsi dagli impatti climatici sugli asset assicurati.    

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