A ottobre 2025, il presidente del Kenya, William Ruto, ha intensificato il piano di privatizzazione delle aziende statali come parte di una strategia per ridurre il debito pubblico e attrarre investimenti privati.
Il Kenya – in trattative non semplici con il Fondo Monetario Internazionale – sta cercando di diminuire la dipendenza da finanziamenti esterni. L’idea è quella di attrarre capitali privati, sia locali che internazionali, per rilanciare l’economia, con un ruolo più ridotto dello stato e maggiore spazio al settore privato.

Privatizzazioni, si parte
Il Privatization Act 2025, approvato il 15 ottobre 2025, entrerà in vigore il 4 novembre 2025. Mira a snellire le procedure di dismissione, rafforzare la trasparenza e la supervisione parlamentare, separare i ruoli commerciali e regolatori degli enti pubblici.
In questo contesto regolamentare si muove la Privatization Authority, nuovo ente responsabile dell’intero processo. Il metodo prevede l’identificazione degli enti da privatizzare, una consultazione pubblica, la valutazione economica dell’eventuale privatizzazione. Ad approvare deve essere in ogni caso il Parlamento. E alla attuazione devono seguire un attento processo di monitoraggio ed una precisa rendicontazione.

KPC e i cespiti sul mercato
Per la prima fase sono stati selezionati 11 enti statali, tra cui, Kenya Pipeline Company (IPO prevista entro marzo 2026) con il governo che venderà il 65% e manterrà il 35%, National Oil Corporation of Kenya, Kenyatta International Convention Centre. I ricavi devono essere versati nel Consolidated Fund entro 90 giorni dalla transazione
Tra gli effetti benefici della privatizzazione si cita la riduzione del debito pubblico, ma anche un rafforzamento del mercato dei capitali e una maggiore efficienza operativa degli ex enti statali.

Le critiche politiche: a partire da quelle di Odinga e Maraga
Il Privatization Act 2025 in Kenya ha suscitato forti critiche da parte di diversi attori politici, civili e istituzionali. Contro si era pronunciato Raila Odinga, padre della patria, appena seppellito dopo la morte per infarto in India.

Nemico delle privatizzazioni anche David Maraga (nella foto qui sopra), ex Presidente della Corte Suprema, ora in corsa per le presidenziali 2027, che ha accusato il governo Ruto di “avidità senza fondo”, sostenendo che la legge concentra troppo potere nelle mani del Ministro del Tesoro e permette la vendita di asset strategici senza valutazioni dettagliate né approvazione parlamentare significativa.

Kenya Pipeline Company, cosa è
Preoccupazioni hanno espresso, partiti politici e società civile. Si teme la svendita di enti redditizi a partire proprio da società come Kenya Pipeline Company (nella foto il managing director Joe Sang). Il timore è pure che la privatizzazione porti alla perdita di posti di lavoro. Con la cessione di Kenya Pipeline Company il governo punta a raccogliere oltre 100 miliardi di KES dalla vendita. L’IPO spinta dal ministro John Mbadi potrebbe avvenire prima di marzo 2026, anticipando i piani iniziali.

KPC è una società statale fondata nel 1973 e operativa dal 1978, con il compito principale di trasportare, stoccare e distribuire prodotti petroliferi in modo sicuro, efficiente ed economico in tutto il Kenya e nella regione dell’Africa orientale. Attraverso una rete di 1.342 km di oleodotti da Mombasa (porto) ‘serve’ la preziosa risorsa fino a Nairobi, Nakuru, Eldoret e Kisumu, con una capacità annua di circa 14 miliardi di litri. Gestisce depositi di carburante in diverse città, con una capacità totale di oltre 1,1 milioni di m³.