E’ almeno dal 2021 che nella Repubblica del Congo, un paese dell’Africa centrale di 6 milioni di persone, si parla della nascita imminente di una seconda raffineria locale per il petrolio estratto in quel territorio.
Ora nella messa a punto di questa nuova infrastruttura industriale vicino alla città portuale di Pointe-Noire è deciso che ci sarà la Cina.
Una bella svolta considerato quanto caro – vero paradosso – fosse il petrolio raffinato per il Paese estrattore. Ma un tema ulteriore rimane per sbloccare davvero quella che era una sorta di impasse.
Oltre ad estrarre l’oro nero bisogna portarlo in giro per il Paese, almeno fino alla capitale Brazzaville, che dista almeno 500 chilometri. Ebbene, per questa seconda fatica infrastrutturale, a quanto pare sarà appaltata ai russi.
E’ il Congo ex belga, non l’RDC
La Repubblica del Congo (Brazzaville) è una repubblica presidenziale con tendenze autoritarie, dominata dalla figura del Presidente Denis Sassou Nguesso e caratterizzata da una certa stabilità post-bellica a partire dal 2002. Ma anche da un controllo stretto sul potere, un parlamento bicamerale, e un sistema multipartitico di facciata.
Il Paese ha una storia di regime monopartitico marxista-leninista (Repubblica Popolare del Congo, 1969-1992) e ora gestisce una politica interna spesso influenzata dalla sua ricchezza di risorse naturali e dalle dinamiche internazionali, distinguendosi dalla crisi della vicina Repubblica Democratica del Congo.
La RDC è molto più estesa e popolata, ex colonia belga, mentre la Repubblica del Congo è più piccola, ex colonia francese, e si trova ad ovest dell’omonimo fiume che le divide.

L’Italia e il Congo
L’Italia è un partner storico del Congo, sia perché il suo principale esploratore (cui il Congo ha eretto un mausoleo a Brazzaville) Pietro Savorgnan di Brazza (1852-1905) era un italiano naturalizzato francese e animato da ideali di fratellanza, sia per la storica presenza di ENI nel Paese, che fin dai primi anni dell’indipendenza del Congo ha accompagnato la politica di sviluppo industriale ed energetico del Paese.
Il nostro Paese si è sempre distinto per una particolare vicinanza al Congo Brazzaville: è stato il primo a cancellare il debito congolese nell’ambito del Club di Parigi e, assieme a Francia e Belgio, ad avere sempre mantenuto aperta una propria rappresentanza diplomatica a Brazzaville.
In parallelo, gli ultimi anni hanno visto una diversificazione della presenza italiana, sempre più articolata, per la presenza di altre imprese nei settori dell’ingegneria, delle costruzioni e dei servizi, con oltre 700 connazionali presenti sul territorio congolese e che contribuiscono operosamente allo sviluppo in atto nel Paese.

Negli ultimi quindici anni i contatti tra i due Paesi si sono ulteriormente intensificati, con visite di alto livello da parte in entrambe le direzioni, inaugurate, nel luglio 2014, con la visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi a Brazzaville, con al seguito una nutrita delegazione imprenditoriale.
Nel settembre dello stesso anno ha fatto seguito la visita a Roma del Ministro congolese dei Grandi Lavori Jean-Jacques Bouya, contraccambiata nel gennaio 2015 dal Vice Ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda, alla testa di una nutrita delegazione di imprenditori e rappresentanti istituzionali.
Infine, si è svolse nei giorni 25-28 febbraio 2015 la visita a Roma del Presidente della Repubblica del Congo Denis Sassou N’Guesso, accompagnato dai Ministri degli Affari Esteri, dell’Agricoltura e dell’Allevamento, dei Grandi Lavori, ed infine degli Idrocarburi.

La raffineria e l’oleodotto
Ebbene, tornando alla costruzione della seconda raffineria e, più in particolare all’oleodotto che nascerà per distribuire sul territorio il grezzo raffinato, a costruirlo – dice l’Economist – sarà la Russia, coinvolgendo la famiglia di Sassou Nguesso. Il governo dice che una volta terminata, il gasdotto risolverà la carenza cronica di carburante nel paese e porterà benefici sia alle imprese che ai congolesi comuni.
Una società russa prenderà una quota del 90% nel gasdotto e verrà pagata una tassa garantita per ogni barile di carburante che trasporta per 25 anni.
Gli attivisti congolesi per la democrazia non si fidano
Gli attivisti congolesi antigovernativi temono che l’oleodotto possa essere utilizzato per riciclare le entrate derivanti dalle vendite di petrolio trasportato dalla flotta ombra russa, che è stata utilizzata per aggirare le sanzioni occidentali dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022.
Nel Congo la corruzione è radicata e viene dato per scontato che se benefici ci saranno andranno prioritariamente ad un’élite ristretta.

La Russia non ha una grande tradizione come fornitore di questo tipo di infrastrutture in Congo e nel resto dell’Africa. E sono state un flop, ad un esempio, le iniziative per la costruzione di un progetto di raffineria petrolifera ugandese da 4 miliardi di dollari. In Nigeria, un accordo con la russa Lukoil si è fermato nel 2019. Rosatom, che aveva promesso di costruire centrali nucleari nel paese non è mai diventata operativa.
La Russia sta cercando di proiettarsi come un attore importante nel sud del mondo e questo sembra essere parte di questo sforzo.