Imprese in Africa, le opportunità per le aziende lombarde e non

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Andare in Africa è più che un’opportunità. Targato Confindustria Lombardia, molto partecipato, si è tenuto a Milano nei tradizionali spazi tra Via Pantano e via Chiaravalle un convegno che ha provato a tracciare nuovi orizzonti espansivi per le imprese del territorio più industrializzato del Paese. Dopo i saluti agli ospiti di Pietro Sala, direttore Affari Istituzionali e Internazionalizzazione dell’associazione, è entrato subito nel focus della giornata Massimo Zaurrini, direttore di Africa e Affari (nella foto qui in basso).

Evitare gli stereotipi sull’Africa

Lo ha fatto partendo da un presupposto ed un invito ai partecipanti. Sgombrare il proprio cervello dagli stereotipi degli anni Ottanta: l’Africa non è più un mercato ‘esotico’, ma piuttosto un territorio molto variegato che va innanzitutto capito in tutta la sua complessità.

L’economia dell’Africa va meglio. Alcuni indicatori degli osservatori internazionali parlano di una sorta di ripresa interrotta? Zaurrini ha sottolineato come a influenzare un andamento meno impetuoso delle economie del continente sia oramai il contesto internazionale precario.

Chi governa nei 54 Paesi che la compongono si trova di fronte, da fare convivere esigenze contrastanti: assicurare stabilità economica all’estero, sviluppo senza indebitarsi, attese sociali di miglioramento delle condizioni senza imposizione fiscale.

Molte governance politiche rischiano così di rimanere costantemente ‘strozzate’ dalla difficoltà di mandare avanti armonicamente sviluppo e diktat dell’FMI, nonché protesta sociale.

Il direttore di Africa e Affari, in proposito, ha citato come esemplare la situazione dell’Etiopia, dove il governo fatica ora a fare accettare alla popolazione l’idea di pagare una tassa sugli immobili.

Un Paese alla volta

Zaurrini ha suggerito così di affrontare ogni singolo mercato e Paese analizzandone molto profondamente le peculiarità.

L’Africa, comunque, da 16 anni continua a crescere, ed è seconda  su questo indicatore solo all’Asia. Il continente conta molto di più di prima sugli scambi interni. E funzionano meglio le economie meno petrolio-dipendenti, come quelle dell’Africa Orientale.

L’Italia è già fortemente legata negli affari al continente, molto più della Russia, ad esempio, anche se per adesso sono ancora soprattutto il petrolio, il gas e l’energia in genere a rappresentare il grosso degli scambi.

Zaurrini ha indicato i venti contrari e i venti favorevoli che potrebbero spingere le aziende lombarde e le pmi decise a investire sull’Africa. Tra le indicazioni, quella di produrre lì, sul posto i propri prodotti.

Cambio di paradigma e fare squadra

Fabrizio Lobasso (vicedirettore generale per la promozione del sistema Paese, direttore centrale per l’internalizzazione del Ministero degli Esteri) ha sottolineato come secondo lui oggi, nel contesto del Piano Mattei per l’Africa, gli attori nazionali del sistema, il governo, le istituzioni e le organizzazioni deputate e i privati, facciano finalmente squadra.

Gli sforzi congiunti, intrecciati con l’apporto di Ice, Sace, Simest in primo piano, stanno costituendo un solco chiaro in cui le imprese possono inserirsi. “Finalmente vedo armonia ed efficacia” ha detto Lobasso, sottolineando come il nuovo paradigma sia il partenariato con i Paesi africani, e non più solo ‘aiuti’ all’insegna della cooperazione.

Come procede il Piano Mattei

Lorenzo Ortona, vicario coordinazione della struttura della presidenza del consiglio per il Piano Mattei, ha aggiornato la platea su come la strategia d’intervento governativa stia procedendo. Sul piatto ci sono 5,5 miliardi di interventi, ma con un effetto leva che fa da moltiplicatore.

In 14 Paesi sono già attivi progetti di partenariato. L’Italia è in campo, ad esempio, sul grande e ambizioso itinere del Corridoio di Lobito, in cui sono protagoniste aziende americane.

Dal punto di vista finanziario per le nostre aziende e per i nostri progetti è importante incrociare i servizi di  CDP, Sace, Simest, ma trovare sponde anche nella Banca Africana di sviluppo e magari anche intercettare la forza finanziaria degli emiri.

Il ruolo di alcuni big, come Bonifiche Ferraresi, si porta poi al traino già adesso le collaborazioni di decine e decine di pmi italiane. Agritech, energia, salute, formazione sono gli ambiti ritenuti strategici all’interno del Piano Mattei.

Rsa Europa

Raffaele Cattaneo, sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia con delega alle Relazioni internazionali, ha parlato con molta passione del legame naturale quasi fisiologico che può e deve esistere tra  il nostro Paese, la Lombardia e la sua peculiare trama di imprese, ed un continente in crescita demografica ed economica sostenuta.

“Siamo una bella casa di riposo che guarda un vivace kindergarden” ha ironizzato Cattaneo. “Se non ci occupiamo dell’Africa, l’Africa si occuperà di noi” ha aggiunto, suggerendo di guardare alle situazioni di contesto di ogni Paese, abbandonando i paradigmi postcoloniali e assistenzialisti.

La formazione deve essere un aspetto chiave dell’azione. La Regione Lombardia ha messo in piedi sul tema un Tavolo di discussione che chiama in causa tutti gli attori interessati. Progetti ‘lombardi’ sono già partiti in Kenya, Tanzania/Uganda/Tunisia (formazione con 11 università in team), Mozambico.

Il secondo panel di discussione – coordinato anche questo da Gianfranco Belgrano di Africa & Affari, è stato aperto dall’intervento di Eugenio Bettella, avvocato, esperto d’Africa con Bergs & More.

Che ha ribadito come secondo lui in questo momento il continente sia generosissimo per chi cerca opportunità ‘diverse’. Perché c’è una demografia favorevole, perché si è avviato un processo di industrializzazione (non ci si accontenta più di esportare materie prime), perché si è estesa una rete di distribuzione di servizi e beni interafricana.

Il ruolo delle banche

Il nostro prodotto italiano, costa molto probabilmente di più di quello di una sempre più agguerrita in quel quadrante concorrenza cinese, turca o indiana, ma l’Africa è già nelle condizioni di capirne la maggiore qualità.

Servirebbe pure un supporto delle banche italiane più deciso, ma il sistema finanziario italiano, hanno commentato anche altri relatori, fa fatica ad agire con forza e tempismo per le aziende del nostro Paese che competono in contesti a rischio e complessità molto più bassi dell’Africa.

Più tecnici e legati ai servizi prestati, sono stati poi gli interventi di Angela Giordano (Confindustria Assafrica e Mediterraneo), Federica Ingrosso (Simest), Roberto Allara ( Sace), mentre ha raccontato la propria storia in Africa, Alessandro Podda di Max Steicher.