Happiness in primo piano, anche e soprattutto al lavoro. Si fanno più ‘performance’ e ‘innovazione’ in un’azienda ‘sana’, dove impiegati e collaboratori stanno bene, si identificano nei valori e si sentono da questi motivati. Il discorso vale per i risultati economici, ma anche per obiettivi più sofisticati, come la sostenibilità in senso ampio.
Happiness at work
Questo e molto altro emerge da uno studio molto approfondito e con un footprint europeo, il Report Happiness at Work 2025 di Great Place to Work® e OMM Business.
Si analizza la relazione, molto forte, tra benessere percepito nella vita (Life Evaluation) – rilevato dal World Happiness Report – e il benessere percepito sul luogo di lavoro, misurato attraverso il Trust Index™ e l’Happiness Index sviluppati da Great Place to Work®. Il report offre inoltre una serie di approfondimenti curati da OMM Business.
L’azienda felice è più competitiva. E viceversa
I dati analizzati, raccolti in oltre 20 Paesi europei e su centinaia di organizzazioni operanti in Italia, confermano l’esistenza di una correlazione significativa tra qualità della vita e qualità del lavoro. In particolare, emerge come la percezione di lavorare in un “eccellente ambiente di lavoro” sia fortemente associata a più alti livelli di felicità soggettiva.
Il report fornisce una lettura quantitativa e comparativa del benessere lavorativo nei diversi contesti europei.

Questa doppia mappa confronta due indicatori che, pur riferendosi a contesti diversi – uno sociale, l’altro organizzativo – restituiscono una visione coerente del benessere percepito in Europa. A sinistra, la Life Evaluation del World Happiness Report, calcolata come media triennale della soddisfazione di vita nei Paesi europei. A destra, l’indicatore OS – Overall Satisfaction rilevato da Great Place to Work®, che misura il livello di accordo dei collaboratori con l’affermazione: “Tutto considerato, direi che questo è un eccellente ambiente di lavoro.”
In Danimarca, Paesi Bassi e Irlanda sono più contenti
Dalla mappa emerge una correlazione visiva chiara: i paesi in cui i cittadini dichiarano livelli più alti di felicità generale (es. Danimarca, Paesi Bassi, Irlanda) sono anche quelli in cui le persone riconoscono con maggiore frequenza l’eccellenza del proprio ambiente lavorativo.
All’opposto, nei paesi in cui la valutazione di vita risulta più contenuta (come Italia, Spagna, Grecia), anche la risposta positiva all’Overall Satisfaction tende a essere più bassa.
Questo suggerisce che la qualità dell’esperienza lavorativa si intreccia profondamente con il benessere percepito nella vita in generale.

Come emerge dal grafico qui sopra nei paesi in cui la popolazione si dichiara più soddisfatta della propria vita – come Danimarca, Svezia, Paesi Bassi e Finlandia – la percentuale di collaboratori che riconoscono l’eccellenza del proprio ambiente di lavoro è sensibilmente più alta. Al contrario, in contesti come Grecia, Italia e Francia, il valore dell’OS risulta più volatile e, in alcuni casi, inferiore rispetto alla media, riflettendo una cultura del lavoro meno centrata su fiducia, ascolto e riconoscimento.

Il grafico mostra la relazione tra il punteggio medio di soddisfazione di vita (Life Evaluation – asse Y) e l’OS per un campione di Paesi europei. La linea nera rappresenta la bisettrice: indica i punti in cui i due indicatori sarebbero perfettamente allineati. La linea rossa tratteggiata è la retta di regressione, che esprime la tendenza generale nei dati.
Ebbene, le aziende operanti in Paesi con basso LE hanno l’opportunità di “compensare” un contesto fragile, investendo attivamente in cultura organizzativa, ascolto e benessere. L’ambiente di lavoro può diventare un elemento correttivo della felicità collettiva – o, se trascurato, un ulteriore aggravante.
Un’acclarata correlazione
Il benessere percepito nella vita e quello dichiarato sul lavoro tendono ad aumentare insieme. In diversi casi (es. Finlandia, Paesi Bassi, Svezia), l’OS è più elevato rispetto a quanto “previsto” dalla Life Evaluation: qui il lavoro sembra avere un effetto amplificatore di felicità.
In altri casi (es. Grecia, Italia, Francia), l’OS è più basso rispetto al livello generale di soddisfazione di vita: un possibile segnale di fatica strutturale nel contesto organizzativo o culturale. Il livello di soddisfazione di vita (LE) si conferma un predittore significativo dell’esperienza lavorativa percepita come eccellente (OS). Le due dimensioni sono interconnesse, anche se condizionate da ulteriori fattori esterni non inclusi nel modello (es. qualità del welfare, contesto normativo-lavorativo, aspettative culturali).
Una connessione naturale
Il report suggerisce che la felicità al lavoro e nella vita sono strettamente collegate, ma non in modo meccanico. Le organizzazioni giocano un ruolo attivo e trasformativo, compensando contesti sociali difficili e amplificando e stabilizzando la felicità delle persone che le vivono tutti i giorni. Dove non si investe in fiducia e qualità relazionale, il rischio è di erodere il benessere delle persone. Per attivare processi di benessere sostenibili, è fondamentale agire a livello organizzativo e individuale: promuovere pratiche di consapevolezza e attenzione al momento presente contribuisce a rafforzare lucidità, resilienza e qualità relazionali nei contesti di lavoro.
Il benessere autentico nasce quando le persone si sentono viste e supportate nella loro interezza. Esperienze di mindfulness e meditazione, presenza e leadership incarnata aiutano a radicare i valori organizzativi in comportamenti concreti e generativi.


