Guerre in Africa, il Congo invaso fa i conti anche con l’FMI

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La Repubblica Democratica del Congo (RDC) sta affrontando una grave crisi economica a causa del conflitto nella zona nord orientale del paese con il gruppo terrorista ‘tutsu’ denominato M23.

I ribelli sostenuti non ufficialmente dal Ruanda (il governo di Paul Kagame smentisce ogni tipo di coinvolgimento diretto) hanno aggredito la zona economicamente strategica del Lago Kivu. E negli ultimi mesi – inoltre – dalla capitale della regione, Goma, gli invasori sono andati in giù fino a Bukavu.

Sul conflitto, in questo momento, è in corso un tentativo di mediazione di pace, ma senza esiti concreti e definitivi. E al governo di Kinshasa stanno cominciando a venire a mancare le risorse per respingere fuori dai confini l’M23.

Congo tratta con FMI

Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) – che ha fatto una ricognizione sulla situazione economica del Paese – l’escalation della guerra ha messo sotto pressione le finanze pubbliche di Kinshasa.  La chiusura degli uffici fiscali nelle aree controllate dal M23 e le misure governative per contenere il costo della vita, come l’esenzione da dazi doganali e IVA su prodotti alimentari di base, hanno ridotto significativamente le entrate statali.

Inoltre, la spesa per la sicurezza è aumentata, aggravata dalla decisione del governo di raddoppiare gli stipendi di soldati e agenti di polizia per rafforzare il morale delle forze dell’ordine. Nonostante queste difficoltà, anzi proprio per esse, il FMI ha annunciato un accordo tecnico sulla revisione del programma economico triennale, cercando di garantire la sostenibilità fiscale del Paese e la possibilità di affrontare le gravissime emergenze umanitarie.

La situazione economica sempre più delicata del Congo è strettamente collegata alla guerra e alla competizione per le risorse minerarie di cui la zona al centro dei conflitti è ricca. In primo piano ci sono le estrazioni di oro, ma soprattutto le miniere di cobalto, stagno e di coltan, minerali strategici per smartphone e chip.

Il conflitto e la perdita del controllo del territorio orientale, che ospita le riserve di minerali preziosi e rari potrebbero causare un calo del 4 percento nelle entrate fiscali previste.

Il partner Usa

Il governo del presidente Felix Tshisekedi (nella foto in alto), in funzione richieste FMI, ha anticipato di molto il disegno di legge di bilancio, che ora deve passare al vaglio del parlamento. Il governo congolese si è impegnato nella revisione ‘bellica’ dei conti per fare in modo che il Fondo mantenga il sostegno finanziario al suo piano triennale.

L’obiettivo dell’accordo è quello di garantire la sostenibilità fiscale del Paese, ma tenendo conto delle urgenze in campo umanitario da affrontare e la crisi della sicurezza. Il governo del Congo molto spera anche in un sostanziale aiuto degli Usa.

Gli Stati Uniti hanno facilitato un accordo preliminare tra Congo e Ruanda, noto come “dichiarazione di principi”, che ha ricevuto il plauso della comunità internazionale. Tuttavia, la situazione rimane instabile, con il governo congolese che fatica a contenere l’avanzata dell’M23 e a ristabilire l’ordine nelle aree colpite.

Il presidente Donald Trump (nella foto in alto) di recente ha mandato a trattare pace e accordi Massad Boulos, senior Advisor per l’Africa dall’amministrazione: Boulos si è impegnato nella mediazione tra la Repubblica Democratica del Congo (RDC), Rwanda ed M23, ma ha anche negoziato un partenariato tra Usa e RDC che garantirà agli americani l’accesso ai minerali strategici. In cambio, Kinshasa conta di ottenere anche una sostanziale assistenza securitaria americana.