Golpe in Guinea Bissau, brusco esito di elezioni presidenziali appena tenutesi tra contestazioni e brogli. Il 26 novembre, pochi giorni dopo le elezioni presidenziali e legislative del 23 novembre, un gruppo di militari ha annunciato di aver preso il controllo del Paese, chiudendo le frontiere terrestri, marittime e aeree.
Il presidente uscente Umaro Sissoco Embaló (nella foto in basso) è stato arrestato, insieme al principale candidato dell’opposizione Fernando Dias e all’ex primo ministro Domingos Simões Pereira.

I militari si sono autodefiniti “Alto Comando per il Ripristino dell’Ordine”, giustificando il golpe con la scoperta di un presunto piano per manipolare i risultati elettorali, che avrebbe coinvolto politici locali e narcotrafficanti.

Militari contro politici, narcotraffico sullo sfondo
Le elezioni sono state molto contestate: sia Embaló sia Dias avevano rivendicato la vittoria prima della pubblicazione dei risultati ufficiali, prevista per il 27 novembre.
Alcuni osservatori e membri della società civile parlano di golpe orchestrato per impedire la proclamazione di risultati che avrebbero sancito la sconfitta di Embaló.

La Guinea-Bissau è storicamente instabile: dal 1974 ha subito 4 colpi di Stato riusciti e oltre 15 tentativi. La giunta ha nominato il generale Horta N’Ta come presidente della transizione per un periodo di un anno. La popolazione è invitata a mantenere la calma, ma la tensione è alta e si registrano pattugliamenti militari nelle strade di Bissau.
La Guinea Bissau è poverissima, ma…
La Guinea-Bissau è uno dei Paesi più poveri al mondo: circa il 40% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. L’economia legale dipende quasi esclusivamente dall’export di anacardi (90% delle esportazioni), rendendola vulnerabile a shock esterni e instabilità politica.
La crisi attuale rischia di aggravare la già fragile situazione economica e sociale, con aumento della povertà e blocco degli scambi commerciali. La dipendenza economica dal traffico di cocaina è tale che, in un Paese dove il 70% vive sotto la soglia di povertà, il denaro del narcotraffico diventa una fonte di reddito per élite e reti clientelari.

Narcostato, triangolando Amarica latina ed Europa
Il traffico di droga in Guinea-Bissau non è solo un problema criminale: è un fattore strutturale che condiziona la politica e la governance del Paese. La Guinea-Bissau è considerata il primo “narco-stato” africano: dal 2000 è diventata un hub strategico per il transito della cocaina dall’America Latina all’Europa, grazie alla sua posizione geografica e alla debolezza istituzionale. I cartelli latinoamericani (soprattutto colombiani e venezuelani) hanno stabilito reti stabili con élite politiche e militari locali, creando un sistema di protezione reciproca.
Il narcotraffico finanzia campagne elettorali, colpi di Stato e rimpasti governativi. L’esercito è parte integrante del sistema di traffico: alcuni generali sono stati inseriti nelle liste della DEA come “drug kingpins” e hanno usato colpi di Stato per proteggere le rotte e i profitti.
Il recente golpe del 27 novembre 2025 è stato giustificato dai militari con la scoperta di un complotto che coinvolgeva politici e narcotrafficanti, segno che il legame tra politica e droga è percepito (o strumentalizzato) come causa di instabilità.

Appelli di Nazioni Unite e Unione Africana
Il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric ha dichiarato che il Segretario Generale sta seguendo la situazione in Guinea Bissau “con profonda preoccupazione” aggiungendo che “fa appello a tutte le parti interessate in Guinea Bissau affinché esercitino moderazione e rispettino lo Stato di diritto. C’è preoccupazione anche nella Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) e nell’Unione Africana (UA) per il colpo di Stato militare in Guinea-Bissau e gli arresti dei funzionari elettorali.