Un disincentivo indiretto agli atti donativi. L’ultima versione del report sul Giving in Italia, targato Vita, palesa il rischio che la riduzione della possibilità di detrarre le spese dalle dichiarazioni dei redditi introdotta dal governo con la Legge di Bilancio del 2025 per alcune fasce di reddito tendenzialmente più generose (assoggettandole ad un tetto), rischia di incidere su un quadro – quello delle donazioni in Italia – che ha già qualche margine di contraddittorietà.
Attenzione però. In corso – a stare al quadro della situazione aggiornato per qualche numero di riferimento al 2023 e per qualche altro al 2024 – non c’è una vera e propria gelata della munificenza per le attività meritorie.
Il timore che emerge, comunque, da una lettura più articolata e di lunga durata dei trend e delle ricerche disponibili è che la generosità degli italiani, dopo le sbornie emotive del Covid, si stia ridimensionando.
I numeri di base – come detto – sono contenuti nel decimo, freschissimo, ‘Italy Giving Report’. Vita, il mensile ‘sociale’ del terzo settore fondato da Riccardo Bonacina, lo pubblica in coda al giornale di febbraio dopo averlo presentato in un evento (un web talk il 12 febbraio).
Lo studio si occupa ciclicamente di analizzare quanto e come donano gli italiani. E in questa edizione lo fa anche con due focus: il primo monitora lo stato di salute del corporate fundraising un anno dopo lo scandalo del Pandoro Gate di Chiara Ferragni; il secondo, invece, fa il consuntivo di dieci anni di Art Bonus e di incentivi alla cultura (il welfare culturale in generale spinge le donazioni, a 150milioni nel 2024, con 45.856 ‘mecenati’ e 2743 enti beneficiati).
I segreti contenuti nelle dichiarazioni dei redditi
Il dato ‘certo’ più importante? Cresce, comunque, il volume delle donazioni, raggiungendo quota 7,457 miliardi, rispetto ai 6,790 miliardi dell’anno precedente. La cifra proviene da una elaborazione delle dichiarazioni dei redditi 2023 sull’anno 2022 e ragguaglia sul valore esatto delle donazioni verso realtà del mondo non profit che gli italiani hanno documentato al fisco. Si certifica quindi un saldo positivo del 9,83%.
Crescono anche gli atti donativi per il non profit che sono complessivamente oltre 1,8 milioni, segnando in questo caso un + 9,46%. I dati del ministero dell’Economia e delle Finanze suggeriscono pure un altro andamento importante: l’incremento percentuale del donato è stato in quell’anno maggiore di quello del reddito degli italiani (+6,3%), visto che nel 2023 il reddito complessivo dichiarato è stato di 970,2 miliardi.
Se invece che le erogazioni al non profit si considerano anche quelle a più largo respiro, comprendendo cioè anche quelle a partiti, scuole, associazioni, fondazioni, si registrano oltre 2.130.739 atti donativi, e cioè il 6% in più rispetto all’anno prima. Interessante lo screening di queste elargizioni: 24,6 milioni vanno ai partiti (+35,5%), mentre crolla l’apporto alla scuola, crollata a 10 milioni dai 33 milioni del 2015.
Il calo dei donatori
Se però dalle stime estrapolate guardando dentro le dichiarazioni dei redditi – fisiologicamente più datate – si passa alla fase contemporanea, da alcune ricerche arrivano indicazioni decisamente preoccupanti. In primis sul calo dei donatori. Fenomeno già consolidato in USA, sta attecchendo anche da noi. Concordi nel segnalarlo sono Istat 2023 (11% i donatori, dal 12,8% del 2022), l’indagine Italiani Solidali 2024 di BvaDoxa, l’Osservatorio sulle donazioni di Walden Lab per il Comitato Testamento Solidale e la ricerca Donare 3.0, focalizzata sui donatori internettiani.
Istruzioni per l’uso
La ‘colpa’ però – lo sottoscrivono vari osservatori specializzati – non è da attribuire ad una sorta di Effetto Ferragni – Pandoro Gate, che secondo gli esperti non ha avuto un impatto. La medicina per curare questa minore disponibilità a donare, secondo gli esperti che citati da Vita? Un aspetto essenziale, nell’era dell’intelligenza artificiale è quello di un ritorno delle relazioni one to one, al messaggio miratissimo, con l’AI che può trovare la maniera giusta per identificare ma anche parlare al cuore del donatore.
Vero è pure che il 2024 è stato il primo anno senza nuove emergenze. La ‘permacrisi’ è meno stimolante per i donatori. Non è un caso che sia in calo lo strumento dell’sms solidale, molto usato e adatto in queste situazioni ‘improvvise’.
Vero è pure che salgono le donazioni medie e chi le effettua è consapevole che affidarsi ad una Onlus migliora le performance del suo atto generoso. La saltuarietà di questo atteggiamento è secondo molti osservatori uno dei temi più peculiari per il nostro Paese.
Le persone oggi vogliono essere parte di una community, non di una erogazione. E le associazioni non devono trattare i donatori come bancomat e istaurare con loro relazioni più profonde. La ricerca del donatore ricco, risolvente, va sostituita con quella del donatore che s’impegna a lungo termine. Non c’è più solo la ‘buona causa’, ma anche ‘la tua causa dentro il territorio’, e questo contribuisce a fare in molti casi la differenza.
Il tema detrazioni
Il Report dedica un approfondimento anche al tema dei limiti che il governo ha imposto sulle spese detraibili. Chi percepisce un reddito superiore a 75mila euro può detrarre fino 7 mila euro senza figli a carico, 11.900 euro con due figli a carico e 14mila è il limite per le famiglie più numerose. Per chi percepisce più di 100mila euro annui, il tetto è a 4mila euro senza figli a carico, 6.800 con fino a due figli a carico, 8mila per le famiglie più numerose. Questi tetti più stretti tendono a determinare prima il raggiungimento di una capienza massima ed una saturazione della possibilità di scaricare le donazioni. Nessuna deroga è stata posta per le donazioni al terzo settore. Aspetto rilevante, le erogazioni per Ets e Onlus sono più alte e consistenti proprio tra queste fasce di popolazione e di contribuenti.