GenZ ribelle in Africa. Madagascar come Kenya, Marocco, Nigeria…

SOMMARIO

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GenZ in piazza in Madagascar, dove dalla fine di settembre è in corso una rivolta giovanile senza precedenti, che sta scuotendo le fondamenta politiche e sociali del paese. Le proteste, inizialmente scatenate dalla cronica mancanza di acqua potabile e dalle frequenti interruzioni di elettricità — che in alcune zone durano anche 12 ore al giorno — si sono rapidamente trasformate in un movimento politico che chiede riforme profonde, trasparenza e le dimissioni del presidente Andry Rajoelina (nella foto qui sotto).

La GenZ malgascia vuole acqua, luce, riforme

La GenZ malgascia sta esprimendo un malcontento che va ben oltre i disagi quotidiani, in un Paese che rimane tra i più poveri al mondo. I giovani accusano il governo di corruzione sistemica, nepotismo e sprechi, come la costruzione di una funivia nella capitale Antananarivo, finanziata dalla Francia, ma inaccessibile per costi alla maggior parte della popolazione.

I giovani malgasci ha adottato come simbolo una versione modificata della bandiera dei pirati di One Piece, manga giapponese molto popolare tra i giovani. Il cappello di paglia del protagonista è stato sostituito da un cappello tradizionale malgascio, il “betsileo”, con una Z rossa. Lo slogan più diffuso è “Mila jiro, mila rano” (“Bisogno di luce, bisogno di acqua”).

Le proteste sono state organizzate principalmente tramite i social media, con una mobilitazione che ha coinvolto anche città come Mahajanga, Toliara, Fianarantsoa e Diego Suarez. Il movimento ha lanciato ultimatum al governo e ha rifiutato incontri a porte chiuse, chiedendo dialoghi pubblici e trasparenti.

La risposta del governo

Il presidente Rajoelina ha inizialmente cercato di minimizzare la protesta, accusando forze esterne e avversari politici di voler destabilizzare il paese. Ha poi sciolto il governo e promesso riforme, ma ha mantenuto i ministri in carica ad interim. Ha anche nominato un generale come nuovo primo ministro, segno di una militarizzazione della risposta politica.

Nonostante questi gesti, la Gen Z ha continuato a protestare chiedendo un cambiamento reale. Le manifestazioni sono state duramente represse: secondo le Nazioni Unite, almeno 22 persone sono morte e oltre 100 sono rimaste ferite.

Una svolta significativa è avvenuta quando l’unità militare d’élite CAPSAT ha dichiarato di non voler più eseguire ordini contro i manifestanti e si è schierata con la popolazione. Ha nominato un nuovo capo dell’esercito, il generale Demosthene Pikulas (nella foto in alto), e ha chiesto le dimissioni del presidente. Questo ha fatto temere un colpo di stato, anche se i militari hanno negato di voler prendere il potere illegalmente.

Reazioni internazionali e prospettive africane

L’Unione Africana ha espresso preoccupazione e ha invitato tutte le parti a mantenere la calma e a rispettare la Costituzione. Intanto, la Farnesina e altri governi europei hanno sconsigliato viaggi non essenziali verso il Madagascar, temendo ripercussioni sul turismo.

Oltre al Madagascar, in Africa la Generazione Z ha guidato proteste significative in diversi Paesi africani, manifestando contro corruzione, disuguaglianze, disoccupazione e mancanza di servizi pubblici.

In Marocco, il movimento “Gen Z 212” (dal prefisso telefonico del Paese) ha mobilitato decine di migliaia di giovani contro la corruzione, la disoccupazione giovanile (al 36%) e le spese eccessive per i Mondiali di calcio 2030, a fronte di ospedali e scuole sottofinanziati. Le proteste sono state organizzate su Discord e TikTok, e hanno portato a scontri violenti con la polizia, con almeno tre morti e centinaia di feriti.

In Kenya le manifestazioni più sanguinose sono quelle del giugno 2024, quando la Gen Z aveva guidato le proteste contro una legge finanziaria che aumentava le tasse sui beni di prima necessità e costretto il presidente William Ruto a ritirare la legge e a riorganizzare il governo.

Anche in Nigeria, la Gen Z ha manifestato contro la corruzione e la mancanza di opportunità. Le proteste si sono intensificate nel 2023 e 2024, con richieste di riforme democratiche e giustizia sociale. La repressione è stata severa, con arresti e violenze da parte delle forze dell’ordine. E se si va indietro di alcuni mesi si ritrovano movimenti e sommovimenti simili in Uganda, Zimbabwe, Zambia, Ghana.

Un movimento inedito

Si protesta contro governi autoritari, dittatori, ma soprattutto la disoccupazione e la gestione delle risorse pubbliche. La Gen Z chiede in tutta l’Africa maggiore inclusione politica e sociale, trasparenza, libertà usando i social per mobilitare e informare.

L‘Assenza di leader formali ed un’organizzazione orizzontale e collettiva rende più complicato per i potenti domare questi fenomeni. La repressione violenta, in molti casi, è l’arma primitiva utilizzata contro un fenomeno sociale del tutto nuovo.