Interessanti indicazioni nel Regional Economic Outlook per l’Africa subsahariana prodotto ad ottobre dall’FMI. Abebe Aemro Selassie (nella foto sotto), Direttore del Dipartimento Africano del FMI ha intitolato il report ‘Holding Steady’.
Sellasie ha fatto una premessa: “Sei mesi fa, la nostra valutazione evidenziava i forti sforzi della regione, registrando come la crescita avesse superato le aspettative. Ma ora vanno notati l’improvviso riallineamento delle priorità globali e un aumento delle turbolenze esterne, con una conseguente domanda più debole, prezzi delle materie prime più bassi e mercati finanziari più rigidi”.

Secondo FMI crescita al 4,1% nel 2025
I venti contrari globali continuano a mettere alla prova la ripresa e la resilienza della regione. Ma secondo le stime dell’FMI la crescita dovrebbe mantenersi stabile al 4,1% quest’anno, con una modesta ripresa prevista nel 2026.
Diversi paesi della regione – Benin, Costa d’Avorio, Etiopia, Ruanda e Uganda – sono tra le economie in più rapida crescita al mondo. Tuttavia, ci sono ancora alcuni paesi che continuano ad affrontare sfide significative con modesti guadagni in termini di reddito pro capite.
In particolare, i prezzi del petrolio sono in calo, mentre il prezzo del rame, del caffè e dell’oro sono piuttosto elevati. Le condizioni di finanziamento esterno sono leggermente migliorate, consentendo ad alcuni paesi, tra cui il Kenya e l’Angola, di accedere ai mercati internazionali dei capitali.
Il problema dazi
Il panorama del commercio e delle politiche globali si è deteriorato. Le tariffe sulle esportazioni verso gli Stati Uniti sono aumentate e l’accesso preferenziale ai sensi dell’Africa Growth & Opportunities Act (AGOA) è scaduto.
Sebbene l’esposizione diretta della maggior parte dei paesi agli Stati Uniti sia limitata, la più ampia incertezza della politica commerciale sta pesando sulla crescita. Il forte calo degli aiuti esteri lascia particolarmente esposti alcuni paesi a più basso reddito e fragili. I governi interessati hanno cercato di riallocare le risorse di bilancio, ma con risorse fiscali limitate, hanno un margine di manovra limitato.
FMI, la regione è resiliente
Nonostante queste sfide, ha rimarcato Selassie “è stato davvero positivo vedere la regione mostrare una forte resilienza. Ma questo aspetto continuerà a essere messo alla prova nei prossimi mesi”.
Ci sarà ancora pressione sui costi del debito, un fattore che frena la spesa per lo sviluppo. L’inflazione che è diminuita a livello regionale, ma rimane a due cifre in diversi paesi della regione.
In questo contesto, FMI considera due grandi priorità politiche. “Il primo – ha detto Selassie – è la mobilitazione delle entrate interne e bisogna sfruttare il notevole potenziale e le riforme che devono essere prese in considerazione includono la modernizzazione dei sistemi fiscali attraverso la digitalizzazione, la razionalizzazione delle spese fiscali inefficienti”.
Il secondo focus è la gestione del debito: “Il miglioramento della trasparenza del debito e il rafforzamento della gestione delle finanze pubbliche possono contribuire a ridurre i costi di finanziamento e a sbloccare finanziamenti innovativi”.

Il FMI, ovviamente, rimane impegnato a sostenere la regione. “Dal 2020 – ha sottolineato il funzionario – abbiamo investito quasi 69 miliardi di dollari, di cui circa 4 miliardi quest’anno. Anche i nostri sforzi per lo sviluppo delle capacità rimangono sostanziali, con i paesi della regione tra i maggiori beneficiari dell’assistenza tecnica”.
Selassie ha pure risposto a quesiti riguardanti Zimbabwe, Nigeria, Senegal, Ghana. E quindi il Kenya.
FMI e Kenya
Rifinanziare Nairobi? “Per quanto riguarda il nostro impegno in Kenya ha detto Selassie – abbiamo appena avuto un team a Nairobi, per un primo giro di discussioni. Altre discussioni stanno continuando qui in sede FMI. Si tratta di capire un po’ meglio e avere più chiarezza su quali siano i passi che il governo vuole intraprendere, cosa è fattibile in termini di riforme nei prossimi due anni. Le discussioni – ha concluso Selassie – continuano mentre parliamo, e non appena avremo qualche progresso, saremo in grado di riferire in merito”.