Emiri, Turchia e East Africa, una ‘passione’ crescente. Focus Kenya

East Africa focus. A cura del Centro Africano per gli Studi Strategici, è stato pubblicato un eccellente lavoro di mappatura degli impegni crescenti degli stati del Golfo e della Turchia nell’Africa Orientale. Focus sui porti, sulle infrastrutture e le armi, ma con una marcata azione diplomatica tesa alla ricerca di opportunità e influenza politica nell’area.

Mohamed bin Salman

Spinti da interessi economici, rivalità e ambizioni di potenza regionale dominante, negli ultimi anni gli Emirati Arabi Uniti, il Regno dell’Arabia Saudita e la Turchia sono diventati le principali fonti di capitali, iniziative di partenariato e di flussi di armi verso l’Africa orientale. Se si considerano anche le iniziative di Qatar e Kuwait, si calcola che negli ultimi anni questa mobilitazione di interessi abbia prodotto investimenti in Africa orientale per circa 75 miliardi di dollari, con implicazioni dirette sulla vita ed il ‘benessere’ dei 415 milioni di cittadini della regione.

East Africa e Golfo, la distanza tra pil pro capite

Lo studio rileva l’ampia forbice esistente tra il reddito pro capite degli Stati del Golfo e quello dei Paesi africani coinvolti, con gli abitanti dall’altra parte del Golfo Persico dotati un reddito medio 22 volte superiore. E anche le diverse situazioni di contesto: 9 dei 12 Paesi della regione si trovano ad affrontare conflitti armati e in Sudan, in particolare, sono gli Stati del Golfo che stanno sponsorizzando, divisi tra loro, le opposte fazioni del conflitto in corso.

Giorgia Meloni con bin Zayed

Sintetizzando i contenuti dello studio, si può dire che gli Emirati Arabi Uniti (EAU) del presidente Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan (che di recente ha visitato anche l’Italia, come da foto) sono di gran lunga l’attore regionale più impegnato nell’Africa orientale, con progetti stimati in 47 miliardi di dollari.

Ciò rappresenta circa il 60% di tutti gli afflussi di capitali della regione del Golfo in Africa orientale e contribuisce a rendere gli EAU, dopo Unione Europea, Cina e Stati Uniti il quarto attore dello scenario. Ogni player regionale considerato ha un certo livello di impegno economico in Sudan, rendendolo il Paese dell’Africa orientale con la più ampia portata e il più ampio volume di impegno regionale.

Si stima che l’Arabia Saudita di Mohamed bin Salman abbia investimenti per 15,6 miliardi di dollari in tutta l’Africa orientale, concentrati principalmente nei settori energetico, infrastrutturale e agricolo. L’Arabia Saudita è pressoché assente nel settore della sicurezza, con le notevoli eccezioni di Sudan e Gibuti.

Il centro degli impegni dell’Arabia Saudita in Africa orientale, sia in termini di valore (13 miliardi di dollari) che di portata degli investimenti, è Gibuti.

Recep Erdogan

La Turchia di Recep Erdogan sta assumendo un ruolo sempre più significativo nell’Africa orientale, con investimenti in 9 dei 12 paesi. Tanzania, Etiopia, Somalia e Sudan sono i Paesi in cui si concentra l’impegno turco, con la Turchia come attore regionale più attivo in Tanzania.

Andando un po’ più nel dettaglio, gli Emirati di bin Zayed

Gli Emirati Arabi Uniti sono diventati uno degli sponsor più attivi delle iniziative di sicurezza, tra cui trasferimenti di armi, finanziamenti diretti e cooperazione militare, nell’Africa orientale.

Le infrastrutture portuali sono un punto focale della strategia degli Emirati Arabi Uniti in Africa orientale, strettamente legate a DP World, la società di gestione portuale globale degli Emirati.

Gli Emirati Arabi Uniti dipendono dalle importazioni per l’85% dei loro prodotti agricoli, rendendo la sicurezza alimentare una priorità strategica e sono diventati uno dei maggiori acquirenti di terreni in Africa.

Cosa fa l’Arabia Saudita

Le attività saudite in Africa orientale si concentrano sul settore infrastrutturale, dove l’Arabia Saudita detiene investimenti per almeno 100 milioni di dollari e ha in corso almeno sei progetti in sette paesi. Questo comprende una serie di iniziative in ambito stradale, ospedaliero, fognario e di comunicazione.

Il principale strumento di investimento dell’Arabia Saudita nella regione è il Fondo Saudita per lo Sviluppo (SDF). L’Arabia Saudita fornisce inoltre finanziamenti e prestiti ai paesi africani tramite la Banca Islamica per lo Sviluppo, di cui detiene una partecipazione del 23,5%.

Gli impegni sauditi sono fortemente concentrati a Gibuti. I 13 miliardi di dollari investiti a Gibuti rappresentano oltre l’80% degli impegni dell’Arabia Saudita nella regione.

A parte Gibuti, l’Arabia Saudita ha notevolmente limitato il suo impegno nel settore della sicurezza nella regione (ad eccezione del Sudan, dove l’Arabia Saudita sarebbe un importante sostenitore finanziario delle Forze armate sudanesi (SAF)).

Il ruolo della Turchia

La Turchia è impegnata in quasi tutti i settori in Somalia e Sudan. Vanta un portafoglio diversificato di impegni in tutta l’Africa orientale, con progetti attivi in ​​9 dei 12 paesi, per un totale stimato di 6 miliardi di dollari di investimenti (esclusa la sicurezza).

In cinque Paesi gli investimenti della Turchia superano i 500 milioni di dollari. Tra questi, grandi progetti ferroviari in Etiopia, Tanzania e Uganda. La Turchia si è affermata come leader nel mercato dei velivoli senza pilota (UAV), e sono inoltre in corso trattative per la creazione da parte della Turchia di uno stabilimento di assemblaggio di artiglieria e droni in Uganda.

 

Il ruolo di Qatar e Kuwait

L’impegno finanziariamente più significativo del Qatar nell’Africa orientale è in Ruanda, dove Qatar Airways ha impegnato 1,3 miliardi di dollari per la costruzione dell’aeroporto internazionale di Bugesera (40 chilometri a sud dell’aeroporto internazionale di Kigali). Qatar Airways deterrà una partecipazione del 60% nell’aeroporto e sta negoziando l’acquisizione di una partecipazione del 49% in RwandAir. Questi impegni rappresentano i tre quarti degli investimenti del Qatar in Africa orientale. Al di fuori del Ruanda, il Qatar vanta un portafoglio diversificato di impegni in Africa orientale, con investimenti in 8 dei 12 paesi. Questi impegni riguardano quasi esclusivamente i settori delle infrastrutture e dell’agricoltura, inclusi progetti idrici, stradali, ospedalieri e di edilizia comunale. Si dice che il Qatar sostenga finanziariamente e materialmente le SAF nel conflitto armato in Sudan.

Il Kuwait mantiene investimenti in sette paesi dell’Africa orientale, suddivisi in infrastrutture, sviluppo portuale e progetti agricoli. L’iniziativa più importante del Kuwait nella regione è un accordo in sospeso da 500 milioni di dollari per la gestione e lo sviluppo del porto di Barawe in Somalia, nello Stato del Sud-Ovest.

Gli emiri, la Turchia e l’East Africa: ed il Kenya

Interessante, ovviamente, l’approfondimento sul Kenya. Ebbene, emerge che gli Emirati Arabi Uniti sono il principale investitore del Golfo in Kenya, con un focus sul progetto di irrigazione Galana Kulalu da 800 milioni di dollari, che prevede l’affitto di 250.000 acri di terreni agricoli a tre aziende emiratine.

William Ruto e Mohamed bin Zayed

A questa iniziativa si aggiunge un data center geotermico da 1 miliardo di dollari, cofinanziato da G42, un’azienda di intelligenza artificiale emiratina, e da Microsoft.

Ma le iniziative non finiscono qui. In questo momento gli EAU stanno proponendo l’allungamento della ferrovia a scartamento standard Mombasa-Nairobi all’Uganda e al Sud Sudan. Mentre il Fondo Sovrano di Abu Dhabi, nel frattempo, ha un investimento in sospeso da 500 milioni di dollari nel settore minerario keniota.

L’impegno della Turchia? L’investimento principale, da 760 milioni di dollari, riguarda la Zona Economica Speciale di Naivasha, un polo di fabbriche che producono materiali da costruzione, carta e mobili. La Turchia sta inoltre ampliando la sua partnership con il Kenya in materia di armi, includendo la fornitura di droni e blindati. Il Qatar, inoltre, ha in corso un progetto agricolo di 40.000 ettari con il Kenya nel delta del fiume Tana. L’Arabia Saudita ha infine una serie diversificata di impegni in Kenya, che comprendono 164 milioni di dollari di progetti stradali, infrastrutture sanitarie, centrali elettriche e sostegno al settore agricolo.

 

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