DEI, ma anche ‘ciclo’, gli spot ‘buoni’ vincono a Cannes

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Valori DEI ancora al centro della creatività mondiale. Vincono le campagne ‘buone’ e responsabili, in un contesto in cui i grandi temi sullo sfondo – per la community e la industry dell’advertising – erano quelli del cambiamento e della convivenza sociale nell’era dell’intelligenza artificiale.

Si è conclusa in questo fine settimana la più grande kermesse della pubblicità e della creatività mondiale. Cannes Lions 2025, un evento che oramai da qualche anno ha moltiplicato le categorie dei progetti di comunicazione che si confrontano nell’arena globale sulla Croisette, ha premiato ancora una volta le aziende e le agenzie impegnate su temi di diversity, inclusion, sostenibilità, etica, empowerment femminile, attenzione al sociale.

Alcune categorie della rassegna sono specificamente indirizzate a questo compito. La giuria incaricata di scegliere i migliori progetti della categoria Glass, ad esempio, quella che più di tutte è incaricata di monitorare il cambiamento, ha assegnato il Grand Prix – il riconoscimento massimo dei Cannes Lions – a “Real Beauty: How a Soap Brand Created a Global Self-Esteem Movement” per Dove di Ogilvy UK, Londra. La bellezza vera, dice la campagna, è quella delle donne comuni impegnate nella quotidianità.

Altra categoria chiave, quella Sustainable Development Goals, che è nata per celebrare le idee creative impattanti positivamente sul mondo. L’Istituto Natura ha pensato a The Amazon Greenventory (agenzia Africa Creative DDB Sao Paulo)

Sfruttando l’intelligenza artificiale e la tecnologia dei droni, Natura ha condotto il più grande inventario di alberi nella storia dell’Amazzonia: 400 km² mappati in soli sei mesi.

Il Grand Prix Titanium – che premia le intuizioni trasformative, è andato ad AXA, con la campagna ‘Three Words’ di Publicis Conseil, Parigi.

Nel contratto di assicurazione entrano tre parole, “e violenza domestica” e quando una vittima chiama il numero di emergenza, viene immediatamente trasferita e supportata.

Grand Prix for Good celebra invece l’uso buono della creatività in senso più generale. Una buona reputazione per la Nuova Zelanda è l’effetto corollario, ma fino ad un certo punto,  della campagna “Il miglior posto al mondo per avere l’herpes” , per la New Zealand Herpes Foundation, incentrata sulla lotta di destigmatizzazione dell’herpes . ‘Buoni’ anche i due Grand Prix nella emblematica categoria dei FILM.

In primo piano i progetti ‘Paralympics 24’ di 4Creative per Channel 4 e a ‘The Final Copy of Ilon Specht’ di McCann per L’Oréal Paris. La promozione delle Paralimpiadi sull’emittente inglese oramai è una saga a più capitoli.

Mentre il documentario di McCann celebra il coraggio femminile ma anche la resilienza della buona pubblicità.

Una chicca, sempre nei film, il Leone d’oro assegnato al film ‘Never Just Period’. In questa campagna globale e integrata, Bodyform/Libresse esplora con ironia la confusione che le donne attraversano dal momento del primo ciclo mestruale, quando vedono il sangue nei pantaloni per la prima volta e pensano che ci sia qualcosa di sbagliato in loro.

Dagli odori sorprendenti delle secrezioni, al dolore che non viene riconosciuto dai medici, ‘Never Just a Period’ apre una conversazione sulla salute mestruale delle donne a tutte le latitudini.