Cina e terre rare, ecco la strategia africana di Pechino

SOMMARIO

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Attingendo alle risorse africane, la Cina ha conquistato una posizione di leadership globale nel settore dei minerali essenziali e delle terre rare e non sarà facile scalzarla. Questo primato è il risultato di una strategia di lungo periodo che combina investimenti, soft power e una capacità estrattiva e di raffinazione tecnologicamente avanzata. Tale approccio innalza l’asticella per i Paesi africani che aspirano a emanciparsi dal ruolo di semplici fornitori di materie prime ma si trovano di fronte a ostacoli strutturali e geopolitici in primo luogo, ma anche finanziari.

Cina e Africa: ricchezza mineraria e povertà economica

Il continente africano, come spiega bene un articolo di African Center for strategic studies, è al centro della corsa globale ai minerali essenziali grazie alle sue ampie riserve di cobalto, coltan, litio, nichel, manganese, platino e terre rare. Tuttavia questa ricchezza non si traduce in prosperità.

L’Africa rimane in fondo alla catena del valore e non è tra i principali beneficiari di questa abbondanza. La Repubblica Democratica del Congo rappresenta il paradosso più evidente, un Paese ricco di minerali ma povero, devastato da conflitti e dipendente dalle esportazioni di materie prime non lavorate.

La domanda di minerali critici è in forte crescita e non mostra segni di rallentamento. Questi materiali sono indispensabili per settori strategici come quello militare, elettronico, medico, aerospaziale e per le applicazioni dell’intelligenza artificiale. Nichel, grafite, manganese, cobalto, rame e litio sono al centro di appetiti industriali e tensioni geopolitiche, rendendo la competizione sempre più serrata.

Minerali critici e terre rare, cosa sono e perché contano

I minerali critici comprendono una vasta gamma di elementi vitali per le tecnologie moderne, la sicurezza nazionale e le applicazioni industriali. La loro classificazione varia da Paese a Paese ma include materiali come il cobalto e il fosfato purificato. Le terre rare invece costituiscono un sottoinsieme di diciassette elementi chimici, i quindici lantanidi più scandio e ittrio, essenziali per la produzione di magneti permanenti, motori elettrici, turbine eoliche, laser ed elettronica avanzata. Nonostante il nome non sono realmente rare ma la loro estrazione è complessa, costosa e dannosa per l’ambiente.

Il predominio cinese tra numeri e strategie

La Cina controlla circa la metà della produzione globale di minerali essenziali e quasi il novanta per cento della loro raffinazione. Questo vantaggio deriva da una strategia articolata che negli anni ha portato Pechino ad acquisire miniere chiave in Africa, come quella di rame di Khoemacau in Botswana, quella di litio a Goulamina in Mali e quella di terre rare a Ngualla in Tanzania. Aziende cinesi come BYD hanno assicurato forniture di litio sufficienti per saturare le proprie necessità fino al 2032. Parallelamente la Cina ha adottato politiche restrittive che limitano le esportazioni verso i rivali, impongono licenze per prodotti contenenti anche minime quantità di minerali cinesi e vietano l’export di materiali con potenziali usi militari.

Tra il 2000 e il 2021 Pechino ha erogato cinquantasette miliardi di dollari in aiuti e crediti per i cosiddetti minerali di transizione, ingredienti chiave per le tecnologie di energia rinnovabile, di cui ventiquattro miliardi destinati all’Africa. Questo ha reso la Cina il principale finanziatore di progetti minerari africani, garantendole accesso alle risorse e influenza politica ma anche aumentando il peso del debito africano. Il predominio cinese nella raffinazione e nello stoccaggio strategico le consente inoltre di influenzare i prezzi globali, inondando i mercati per indebolire i concorrenti o riducendo l’offerta per far salire i prezzi. Le oscillazioni del prezzo del litio dal 2023 dimostrano la portata di questa leva economica.

Le implicazioni per l’Africa

Nonostante gli sforzi per acquisire maggiore controllo sulla filiera mineraria, l’Africa rimane in una posizione subordinata. Le limitazioni strutturali, unite alla forza economica e tecnologica della Cina, ostacolano la capacità del continente di risalire la catena del valore e trasformare le risorse in sviluppo sostenibile. La geopolitica dei minerali essenziali non riguarda solo la competizione tra grandi potenze ma anche la possibilità per l’Africa di sfruttare le proprie risorse per una vera trasformazione economica e sociale. Per mantenere la sovranità sul settore e generare benefici per i cittadini, i Paesi africani devono adottare strategie mirate che favoriscano il trasferimento di tecnologia e competenze, investimenti in infrastrutture e capitale umano, sviluppo delle industrie di trasformazione e produzione a valle, applicazione di normative rigorose e cooperazione regionale per negoziare condizioni più favorevoli e limitare l’attività mineraria illegale.

Cosa potrebbe fare il continente

Il predominio cinese sulle terre rare e sui minerali critici è il risultato di una strategia complessa che combina potere economico, tecnologico e politico. L’Africa, pur essendo al centro della corsa globale alle risorse, rischia di rimanere intrappolata nel ruolo di semplice fornitore di materie prime. Solo attraverso politiche integrate, investimenti mirati e cooperazione regionale il continente potrà trasformare questa ricchezza in sviluppo sostenibile e ridurre la dipendenza da attori esterni.