Morti e feriti di nuovo per strada in Kenya il 7 luglio 2025 per il Saba Saba Day. Il Paese ha commemorato ‘male’ il 35º anniversario della grande manifestazione democratica del 7 luglio 1990 a poche settimane di distanza dall’anniversario del 25 giugno. Le proteste sono degenerate in scontri e l’esito è stato ancora sanguinoso.
Secondo la Commissione nazionale dei diritti umani del Kenya i disordini sono stati contrassegnati da gravi episodi di violenza che hanno provocato almeno dieci morti e ventinove feriti.

Come per il 25 giugno, il governo ha cercato di contrastare preventivamente il rischio che le manifestazioni degenerassero, sostanzialmente instaurando una sorta di lockdown parziale a Nairobi. Le autorità hanno chiuso le principali vie d’accesso al centro città, incluso il Parlamento e la State House. E qualcosa di simile è successo nelle varie contee, ma senza il risultato sperato.
Le manifestazioni, per la maggior parte pacifiche, sono state organizzate principalmente da giovani, molti dei quali appartenenti alla Generazione Z, mobilitati tramite social media come X (ex Twitter), TikTok e Facebook. La novità quindi – rispetto alla storica protesta del Saba Saba – è che a farsi interpreti del malcontento popolare non sono generazioni ideologizzate e leader dei partiti e dei movimenti politici dell’opposizione come nell’era dei mass media, ma giovani attivisti abili a comunicare in quella dei social.
Saba Saba Day nero
Il termine Saba Saba (che significa “sette sette” in swahili, sette luglio) ricorda le storiche manifestazioni del 1990 che portarono alla fine del regime monopartitico e all’introduzione del multipartitismo nel paese.
I cittadini kenioti si sollevarono contro il regime autoritario di Daniel arap Moi per chiedere il ritorno alla democrazia. Quest’anno, le manifestazioni si sono intrecciate con l’ondata di contestazioni contro il governo del presidente William Ruto.
A Nairobi, nonostante il massiccio dispiegamento della polizia e l’uso di gas lacrimogeni per disperdere la folla, numerosi giovani manifestanti si sono radunati nelle periferie intonando slogan come “Ruto deve andarsene” e “Wantam” (abbreviazione di “one term”, ovvero un solo mandato presidenziale).

Repressione violenta
La repressione è stata particolarmente violenta. La Commissione nazionale dei diritti umani ha denunciato la presenza di bande criminali mascherate, armate di bastoni, fruste e altri strumenti rudimentali, che avrebbero operato fianco a fianco con le forze dell’ordine.
Secondo molti manifestanti, le autorità avrebbero deliberatamente utilizzato questi ‘vandali’ per screditare le proteste e renderle più facilmente criminalizzabili. Le autorità, dal canto loro, hanno paragonato le manifestazioni a un tentativo di colpo di Stato. La polizia ha riferito di aver arrestato 567 persone in tutto il Paese, accusandole di saccheggi e attacchi contro gli agenti.
La giornata di memoria ed esaltazione democratica, si è quindi trasformata in un nuovo episodio di tensione politica e repressione violenta, lasciando il paese in una fase critica di instabilità sociale e istituzionale.

Le origini
Negli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90, il Kenya era governato dal partito KANU. Il 7 luglio 1990, leader dell’opposizione come Kenneth Matiba, Charles Rubia e Raila Odinga (oggi incerto sostenitore del presidente William Ruto) organizzarono manifestazioni per chiedere riforme democratiche e l’introduzione del multipartitismo. Le proteste furono duramente represse dalla polizia, con arresti, torture e morti.
Tuttavia, segnarono un punto di svolta nella storia politica del Kenya. Le pressioni interne ed esterne portarono il governo a cedere. Nel 1991 fu reintrodotto il multipartitismo e nel 1992 si tennero le prime elezioni multipartitiche dal 1966. Il Saba Saba è ricordato come un giorno di resistenza popolare e di lotta per i diritti civili e politici ed è stato riscoperto da nuove generazioni di attivisti come un’occasione per protestare contro la corruzione, la disoccupazione giovanile, la brutalità della polizia e altre ingiustizie sociali.