Ambasciata italiana in Kenya: ONG e aziende al ‘Caffe delle imprese’

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Più networking tra OSC e ONG e le aziende nazionali già attive in Kenya. Giovedì scorso si è tenuto un inedito appuntamento di ‘studio’ all’ambasciata italiana a Nairobi, che si è impegnata a organizzare il ‘Caffè delle Imprese’.

Hanno battezzato l’evento l’ambasciatore italiano, Roberto Natali e la dottoressa Valeria Buoninfante di AICS, reggente per Kenya, RDC, Tanzania e Somalia dell’agenzia italiana per la cooperazione per lo sviluppo, con sede nella capitale keniota.

OSC e ONG coordinate nel COIKE

Il tema era facilitare il dialogo tra il mondo delle OSC/ONG che operano in Kenya e gli attori del settore imprenditoriale privato.

Lato ONG e OSC, hanno partecipato quasi una trentina di rappresentanti, principalmente del COIKE, acronimo che sta per Coordinamento ONG e Onlus in Kenya. COIKE si occupa del coordinamento tra queste organizzazioni, promuove la sicurezza e migliora l’impatto dei progetti di solidarietà e cooperazione.

Il COIKE ha una rodata collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Kenya e le altre istituzioni italiane. Tutte consapevoli della capacità di relazione e di decodifica del territorio che queste entità umanitarie hanno acquisito in tanti anni di presenza sul campo.

L’idea ora è quella di costruire un link più strutturato con gli operatori ‘italiani’ nel Paese. La lista degli invitati al Caffe delle imprese’ comprendeva una settantina di imprenditori, ma al primo incontro se ne sono presentati una decina.

Il ruolo dei privati nella cooperazione

La cornice del dialogo, il punto di partenza logico, è costituito dalla legge 125/2014, che riconosce al settore privato un ruolo di attore primario nella cooperazione.

I tre pilastri su cui la cooperazione si muove sono: la linea politica, data dall’Ambasciata (la cooperazione è parte integrante della politica estera); la linea operativa, data da AICS; la linea finanziaria, data da CDP (peraltro di recente è stata ufficializzata – ma non ancora trasformata in realtà – l’apertura di un ufficio CDP a Nairobi).

E’ proprio questo sistema diffuso che c’è l’intenzione di fare lavorare meglio e sinergicamente, puntando ad un rafforzamento dei finanziamenti e degli investimenti del settore privato nei Paesi partner, con obiettivi che devono prevedere la promozione dello sviluppo economico e sociale dei Paesi in cui si opera.

L’impegno non deve essere modulato solo su iniziative legate alla corporate social responsability delle imprese ma in senso più ampio, nel solco degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, in modo che si possa parlare di strategia win-win con il Paese ospitante. Ad esempio, a tendere, si deve pensare non una banale esternalizzazione dei processi produttivi, bensì a uno sviluppo in ottica di cooperazione.

Lo spazio delle OSC

Il ruolo delle OSC, in particolare, può essere proprio fornire un certo tipo di expertise non padroneggiata o posseduta dal mondo imprenditoriale, per indirizzare nella maniera più corretta ed efficace l’azione del settore privato.

La Dott.ssa Marcella Ferracciolo – coordinatrice del COIKE (piattaforma di coordinamento delle OSC italiane in Kenya, qui la pubblicazione annuale) – ha fatto una panoramica generale sul ruolo delle organizzazioni che ne fanno parte (35 sulle circa 70 presenti in Kenya), sottolineandone il profondo e capillare radicamento sul territorio (45 contee sulle 47 del Kenya sono coperte), le macro-aree di competenza (salute, istruzione e formazione, sicurezza alimentare, servizi igienico-sanitari, difesa dei diritti, etc.) e ha espresso l’interesse a stabilire un rapporto con il settore privato per instaurare sinergie proficue.

Digital School e AIFA, la formazione di Alice for Children

Tra i temi chiave anche quello della formazione professionale. Francesco Barabino, vice coordinatore sul campo di Alice for Children, ha raccontato la logica d’intervento della nostra Onlus in Kenya, proprio all’insegna di un percorso – From Slum To Job – in cui ora ha assunto un ruolo ancora più decisivo l’ultimo miglio verso l’accesso al mondo del lavoro dei ragazzi formati e aiutati (in primis attraverso la Digital School e AIFA). Un azione nota – del resto – all’ambasciatore Natali, che ha riconfermato l’apprezzamento per queste attività.

Dopo aver affrontato alcune questioni come la telemedicina e la filiera agroalimentare del caffè, si è passati ad uno dei punti (per noi, ma non solo) chiave: la formazione professionale e la necessità di manodopera qualificata.

Il sistema a monte di cui si parlava in apertura, ha bisogno di manodopera già formata e di canali stabili e affidabili a cui attingere, per superare un modello in cui la domanda e l’offerta di lavoro viaggiano su un canale molto tradizionale basato solo sul passaparola e la conoscenza diretta.

Ma quello dello scorso giovedì è stato solo il primo ‘caffè’ bevuto in ambasciata dalle parti che sarebbero vocate a collaborare. E ora sono pianificati altri incontri e tavoli tematici, sia a livello di Ambasciata, che di COIKE. Viva, quindi, il networking e la creazione di partnership.