Alle aziende italiane serviranno milioni di addetti. Specie in Lombardia

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Aziende italiane in allarme, prima delle fine del decennio serviranno milioni di addetti – 3,2 milioni secondo le stime al ribasso, 3,8 milioni secondo le più ansiose – che non si sa bene dove il nostro sistema di imprese possa andare a prenderli. I numeri – importanti – contemplano sia i sostituti dei boomer in uscita dal mercato del lavoro (oltre tre milioni andranno in pensione), sia le esigenze legate a nuove occupazioni. Queste le stime riportate da Il Sole 24 Ore e basate sul rapporto Excelsior di Unioncamere.

Il problema non è solo quantitativo, ma anche qualitativo. Mancano profili specializzati, soprattutto in ambito STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica), dove oltre il 60% delle posizioni previste è difficile da coprire. Il mismatch tra domanda e offerta potrebbe costare all’Italia fino a 44 miliardi di euro di valore aggiunto. La regione con il maggior fabbisogno è la Lombardia (fino a 683.000 nuovi occupati), seguono da vicino Lazio, Veneto, Campania ed Emilia-Romagna, sempre con numeri significativi.

Aziende servizi le più coinvolte dal problema

I settori più coinvolti sono i Servizi (oltre 2,4 milioni di ingressi), Industria e agricoltura, in generale sia il settore pubblico che privato, con una crescente domanda anche di lavoratori stranieri.

Le associazioni delle imprese italiane stanno proponendo una serie di soluzioni concrete per affrontare il fabbisogno di lavoratori nei prossimi anni. Ecco le principali. Intanto si parte dalle soluzioni abitative per attrarre i lavoratori. Confindustria ha lanciato un Piano per l’Abitare Sostenibile per rendere le imprese più attrattive: alloggi a prezzi accessibili per lavoratori a basso reddito; Recupero di immobili inutilizzati e semplificazioni urbanistiche; incentivi fiscali per favorire investimenti nel settore residenziale.

Il Circolo delle Imprese promuove percorsi di formazione manageriale per imprenditori e giovani talenti, ed eventi e tavoli di lavoro per condividere best practice e creare sinergie. Alcune aziende offrono già prestiti per affitti e alloggi aziendali a condizioni agevolate, maggiore flessibilità nello smart working per chi vive lontano, contributi per affitti a giovani lavoratori e studenti fuori sede.

Queste iniziative puntano a ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, migliorare la qualità della vita dei dipendenti e rendere il mercato del lavoro italiano più competitivo.

Ma non basta costruire case, bisogna anche “costruire comunità”. Le imprese e le istituzioni stanno cercando di “andare a prendere” le persone in diversi modi. Immigrazione qualificata: si punta a semplificare i visti per profili tecnici e sanitari. Accordi bilaterali: con paesi come Tunisia, Albania, India per flussi programmati. Formazione nei paesi d’origine: con corsi di lingua e competenze prima dell’arrivo. Altra opzione, pescare meglio tra gli Over 50 e i pensionati attivabili. E poi incentivi per il rientro nel mondo del lavoro, favorire il lavoro femminile, coinvolgere i giovani scoraggiati fin qui nel loro iter, ma anche corsi brevi per adattare competenze ai nuovi lavori.