Nuova IVA tra dieci anni per il Terzo settore. Il Consiglio dei Ministri del 20 novembre 2025 ha approvato in via definitiva il decreto legislativo che proroga fino al 1° gennaio 2036, l’entrata in vigore delle norme sull’IVA per gli enti del Terzo Settore. Si tratta del quinto rinvio dal 2022, frutto di un lungo confronto con la Commissione europea e delle richieste avanzate dalle principali reti associative italiane.

IVA, Cosa cambia con la proroga
In pratica il regime attuale è confermato. Gli ETS continueranno a beneficiare dell’esclusione dall’IVA per le operazioni verso soci e associati, evitando obblighi come fatturazione elettronica e tenuta della contabilità ordinaria.
Slitta quindi il passaggio al regime di esenzione: il nuovo modello, previsto dal Codice del Terzo Settore e conforme agli standard UE, avrebbe comportato adempimenti fiscali più complessi. Ora è rinviato al 2036.
La proroga riguarda enti iscritti al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore), comprese organizzazioni di volontariato (OdV), associazioni di promozione sociale (APS), enti filantropici e reti associative. Coinvolte anche le associazioni sportive dilettantistiche.
Secondo il Governo, la proroga garantisce continuità operativa e sostenibilità per migliaia di enti, molti dei quali di piccole dimensioni e con risorse amministrative limitate. Di più, tutela la missione sociale del Terzo Settore, evitando di destabilizzare associazioni che rappresentano un elemento essenziale del tessuto civico del Paese.
Parla il governo
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha definito la misura “un risultato positivo e concreto”, sottolineando come il confronto con Bruxelles abbia riconosciuto la specificità delle prestazioni rese dagli enti benefici ai propri associati.
Il decreto non si limita alla proroga e prevede l’estensione delle esenzioni IVA per prestazioni educative, sanitarie e socio-assistenziali, ora applicabili agli ETS (escluse imprese sociali in forma societaria). L’aliquota è ridotta al 5% per alcune prestazioni socio-sanitarie e educative, uniformando il trattamento a quello delle cooperative sociali.
Altri aspetti importanti, il regime forfetario per OdV e APS: dal 2026, con soglia di ricavi fino a 85.000 euro, esonero dalla certificazione dei corrispettivi e semplificazioni fiscali.
Gli enti hanno quindi dieci anni di respiro per adeguarsi al futuro regime di esenzione. La proroga al 2036 rappresenta una scelta strategica per garantire stabilità e semplificazione al Terzo Settore, evitando impatti organizzativi e finanziari pesanti su realtà che svolgono un ruolo essenziale nel tessuto sociale italiano.