Masi all’evento Clusit: l’oro dell’Africa sono i giovani

SOMMARIO

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Si chiama ‘Il Secolo Africano’ il saggio/memoir di Diego Masi, presidente e fondatore della nostra associazione Alice for Children. Lo ha presentato l’autore in un evento targato Clusit (acronimo di Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica), l’organizzazione no-profit presieduta da Gabriele Faggioli che promuove la cultura della cybersecurity in Italia, ma che ha un format aperto alla discussione di tutti i temi dell’attualità e della società.

Protagonista del mondo della comunicazione e della pubblicità, sia come imprenditore che come manager, Masi ha in carnet l’impegno ventennale a fianco degli ultimi – bambini e bambine in primo luogo – che vivono ai margini delle discariche di Dandora e Korogocho,  vicino Nairobi.

Con la politica che è stata per lui una grande passione e un’attitudine (coltivate con successo, avendo incarichi prestigiosi a tutti i livelli), Masi ha acquisito nel tempo una profonda conoscenza delle dinamiche delle relazioni internazionali e, più in particolare, del Kenya e dell’Africa, producendo una serie di libri sul tema.

Nell’ultima fatica appena uscita, ‘Il Secolo Africano’, il sottotitolo – ‘La vera ricchezza sono i giovani ‘ – spiega bene il taglio e l’ispirazione della sua ampia ricognizione storica, economica e sociale.

Esperto di geopolitica, l’autore è un convinto sostenitore su YouTube (‘Eurafrica’ il sito) della tesi secondo cui l’Europa, in difficoltà nei nuovi equilibri dell’era di Donald Trump, Xi Jinping e Vladimir Putin, può conquistare un peso diverso e una nuova prospettiva di crescita e sviluppo solo in sinergia ‘rispettosa’ e post colonialista con il contenente africano.

Ottimista sull’Africa

Masi prevede un destino di riscatto per il continente più povero del pianeta. A trainarlo fuori dalle secche del sottosviluppo sarà, secondo lui, innanzi tutto, la demografia vivace, e quindi uno “tsunami” di giovani che armati di nuove tecnologie, fuori dalle vecchie, regressive, dinamiche di appartenenza (tribù, clan, elites di varia precarietà) porteranno progresso e democrazia in Africa, ma fuori dagli schemi cari a noi occidentali.

Nella sede del Clusit a Milano a introdurlo e condurre l’incontro, davanti ad una platea mista, fatta di pubblico in presenza e virtuale, è stata Chiara Gemma Somasca di Digital360.

Masi ha raccontato il senso del suo ‘Il Secolo Africano’ offrendo molte slides a conforto della sua tesi ‘positivista’ sui destini futuri dell’Africa. Tra poche decine di anni solo l’Africa avrà un saldo positivo tra nascite e morti. Lo avrà avendo un’età media della popolazione estremamente giovane. Una massa fremente, uno Tsunami.

Una forza lavoro poderosa e motivata che potrà progressivamente – a partire da una quindicina di Paesi più avanti in questo processo – costituire la polpa del nuovo ceto medio globale, un nucleo di miliardi di persone ancora curiose, volitive e interessate ai consumi.

Realismo e slides

Masi fa una accurata disamina dei problemi che il continente deve superare: a partire dalla latente povertà, una politica inadeguata alle sfide da affrontare, le guerre infinite che lo affliggono.

L’autore tratteggia nel libro un quadro dei conflitti di potere in atto sul piano globale, e disegna pure un quadro delle ‘cinque afriche’ catalogate in vari studi. Elenca poi i pilastri del cambiamento africano, e lo fa sottolineando il ruolo essenziale che nella trasformazione avranno la formazione e la tecnologia.

From Slum To Job

Tra i temi del suo intervento anche il racconto dell’esperienza condotta con Alice for Children in aiuto ai bambini e alle famiglie che vivono ai margini delle discariche di Dandora e Korogocho. E quindi dell’efficacia del metodo ‘From Slum To Job’, che caratterizza l’intervento dell’associazione. Caratteristico e distintivo il pragmatico focus finale sull’education ed il lavoro. Molti dei ragazzi fatti crescere e sostenuti fino ai licei, sono spinti poi ad essere più competitivi nella ricerca dell’occupazione con le proprie accademie di specializzazione nella cucina italiana e nel digital.

L’analisi di Masi – tornando al libro e alla presentazione al Clusit – si è conclusa indicando un’ulteriore prospettiva. Per molte aziende italiane, specie per il nostro tessuto di PMI, investire in Africa sta diventando una grande opportunità.

Per farlo, per decodificarne le contraddizioni e superare i problemi (sollevati da alcune delle domande arrivate in coda all’intervento di Masi, in un dibattito finale) bisogna affidarsi a partner locali, a esperti e consulenti in grado di guidare i progetti conoscendo tutte le istruzioni di base necessarie per intraprendere nel continente.

Masi è convinto che siano già almeno 15 i Paesi siano ‘pronti’ ad ospitare le attività internazionali delle aziende italiane che in vari settori e comparti possono ben ‘performare’ in quel contesto variegato. Il Piano Mattei come contenitore di questa intraprendenza? Per adesso – secondo l’autore del libro – il piano del governo è solo un titolo, un contenitore di progetti spesso già attivi e ora meglio rubricati e armonizzati anche in chiave comunicativa. Saranno i prossimi mesi a dire quanto è serio e profondo questo impegno.