Nel giorno del dono, tra i vari contributi di ricerca aggregati daIl’Istituto Italiano del Dono un significato importante lo hanno avuto gli studi di approfondimento sui giovani di Walden Lab ed Eumetra. Perché accendono i riflettori su un ‘target’ che, fisiologicamente, a parte la naturale propensione al volontariato, è per definizione sul momento meno rilevante in termini di apporto alle donazioni. Ma che certamente indica trend e realtà emotive, umane, sociali con cui le associazioni del terzo settore dovranno presto relazionarsi.

Ma partiamo dal contesto attuale. I dati Istat mostrano che la percentuale più alta di donatori in Italia, il 15,6%, ha un’età compresa fra i 65 e i 74 anni, seguita rispettivamente dai 55-59enni (13,9%), dai 45-54enni (13,8%) e dai 60-64enni (13,3%). È facile quindi sintetizzare che, all’aumentare dell’età, aumenta il numero di donatori, in particolare dai 45 anni (età della stabilizzazione famigliare e professionale) in poi, con un picco tra i 65-74enni, per poi ridiscendere per gli over 75.

Parallelamente, la propensione a donare diminuisce con l’abbassarsi dell’età, un dato sicuramente influenzato dalla minore disponibilità economica: infatti, tra i donatori italiani l’11,9% ha 35-44 anni, l’8,6% 25-34 anni, il 5,2% 20-24 anni, il 4,4% 18-19 anni e 1,6% 14-17 anni.
I giovani e le donazioni economiche
Paolo Anselmi (Walden Lab) insieme a Barbara Martinelli (Eumetra) nel capitolo I giovani e il dono: le peculiarità a livello di comportamenti e atteggiamenti” tracciano un quadro molto interessante dei giovani e il dono.
“Per quanto riguarda la donazione economica – sottolinea Anselmi – si evidenzia una elevata “mobilità”: i giovani, rispetto ai donatori più maturi, sono meno abitudinari ed hanno una maggiore tendenza a cambiare, di anno in anno, le organizzazioni che decidono di sostenere. Fondamentale la scelta della causa: gli under 35 scelgono più in base alla causa da sostenere che all’ente. Idealisti e proiettati verso il futuro, preferiscono sostenere associazioni che si battono per la difesa dei diritti civili e la pace, l’ambiente, la protezione degli animali e la tutela del patrimonio artistico. Questo dato, se confrontato con le preferenze dei donatori italiani nella loro totalità (dati Doxa), presenta differenze significative dato che, tra le prime cause sostenute, troviamo salute e ricerca scientifica, aiuti umanitari durante le emergenze, disabilità e povertà in Italia”.

Aggiunge Martinelli: “Indagando la motivazione che muove i giovani a donare, si vede chiaramente emergere una dimensione sociale che sembra contare molto di più rispetto alla dimensione individuale. La donazione è vissuta come opportunità di contribuire al bene comune e di “fare la differenza”. La gratificazione personale – il “sentirsi bene con sé stessi” per aver fatto qualcosa di buono – è presente e agisce come rafforzamento della motivazione sociale. Conta molto la partecipazione in prima personae il senso di appartenenza che la donazione genera, il sentirsi dentro un progetto condiviso, la promessa di essere parte di una comunità impegnata a rendere migliore il mondo in cui viviamo”.

Gli under 35 preferiscono strumenti rapidi, semplici e facilmente integrabili nella vita quotidiana, spesso attraverso metodi di pagamento immediati come i canali digitali (PayPal, Satispay etc) e QR Code.
I giovani pretendono una comunicazione trasparente e concreta, che dia conto dei risultati raggiunti e che dia la sensazione che la propria donazione abbia avuto un impatto reale sui progetti sostenuti. Proprio per questo, le maggiori “barriere” a continuare a sostenere la stessa organizzazione consistono prevalentemente nella percezione di una mancanza di trasparenza e di efficacia, soprattutto a causa di una comunicazione troppo generica e incapace di creare coinvolgimento, oltre che a procedure di donazione che appaiono troppo macchinose.



