Tempi duri per la democrazia e per la libertà di stampa, ‘perfino’ nel mondo occidentale. I dati che suggeriscono preoccupazione arrivano dall’osservatorio svedese International Institute for Democracy and Electoral Assistance (IDEA). Nel suo rapporto 2025 sullo Stato Globale della Democrazia le nuvole si addensano complessivamente sul pianeta.
La democrazia è in declino in 94 paesi negli ultimi cinque anni, e solo un terzo di essi ha registrato progressi. Sotto monitoring critico anche l’Italia per la libertà di stampa, dopo che è diventata d’attualità l’operazione di spionaggio contro giornalisti e attivisti dell’opposizione.
Democrazia ed economia
Che la situazione stia complessivamente peggiorando non è solo collegato all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e ad altri sussulti guerrafondai e autoritari in giro per il globo, ma anche ad un quadro economico sempre più incerto.
In primo piano, poi, c’è il cambio inatteso delle spinte e degli equilibri geopolitici. Eclatante che sotto attacco siano la democrazia e la libertà di stampa negli Usa, storicamente un modello di democrazia liberale. Gli Stati Uniti hanno inoltre ridotto significativamente il loro impegno diplomatico per la promozione della democrazia ed anche il loro supporto finanziario alle iniziative di democratizzazione internazionale nel 2025.
Piuttosto che sostenere i movimenti pro-democrazia, gli States– in una delicata situazione interna nell’era di Donald Trump – sembrano offrire maggiore incoraggiamento ai leader populisti.
I quattro pilastri
Il rapporto analizza lo stato della democrazia globale in un’epoca di incertezza radicale, evidenziando un declino preoccupante in molte aree chiave della governance democratica. Più della metà dei paesi valutati ha mostrato regressi in almeno un aspetto della performance democratica negli ultimi cinque anni.
Il rapporto si basa sui Global State of Democracy Indices, che misurano quattro pilastri fondamentali: Rappresentanza; Diritti (con la libertà di espressione e di stampa in primo piano); Stato di diritto; Partecipazione.
Le principali tendenze negative? L’indipendenza giudiziaria è in calo in molti paesi. La libertà di stampa è in declino in 43 paesi, ed è il peggior dato dal 1975. L’integrità elettorale è compromessa, anche in democrazie storicamente forti. Stato di diritto è la categoria con le performance più deboli: 71 paesi sono classificati come a basso rendimento.
Con 304 milioni di persone che vivono fuori dal proprio paese di nascita, il rapporto esplora pure come la migrazione influenzi la democrazia.
La partecipazione politica dei cittadini all’estero (out-of-country voting, OCV) può rafforzare la resilienza democratica. Tuttavia, la partecipazione è bassa: solo il 13,2% degli emigrati vota, rispetto al 60,4% degli elettori registrati. Le disuguaglianze nella rappresentanza della diaspora sollevano interrogativi sull’equità nei sistemi democratici. I sistemi di voto all’estero sono spesso costosi e politicamente sensibili, e necessitano di progettazione inclusiva e trasparente.
Focus Africa
La democrazia richiede manutenzione costante e reinvenzione. Un focus sull’Africa registra anche le tendenze principali in quel continente nei primi sei messi dell’anno. Ed emerge un quadro inevitabilmente complesso e in divenire, in miglioramento, ma per niente tranquillizzante.
Sul fronte dell’analisi dei progressi globali in democrazia, il rapporto segnala l’Africa, con il 24% dei paesi che hanno registrato miglioramenti, Botswana e Sud Africa in testa.
Sul ‘pilastro’ Rappresentanza, da registrare come in Mali e Niger, colpiti da colpi di stato, tutti i partiti politici sono stati sciolti. In Tanzania e Costa d’Avorio, partiti e candidati d’opposizione sono stati esclusi dalle elezioni. In Burundi e Congo-Brazzaville, leader dell’opposizione sono stati aggrediti fisicamente. In Chad, Sud Sudan e Tunisia, oppositori sono stati arrestati e perseguiti. Qualche segnale positivo è arrivato da Liberia e Libano, si sono sbloccati stalli parlamentari con l’elezione di nuovi leader.
Sul pilastro Diritti, da registrare come la presenza di conflitti armati in Sudan, Palestina, RDC, CAR, Mali e Burkina Faso abbia a lungo e seriamente compromesso l’accesso ai beni essenziali e la coesione sociale. La Libertà di stampa è sotto attacco, su questo fronte, in RDC (sospensione di Al-Jazeera e censura su Joseph Kabila), in Senegal (sospensione dell’attività per centinaia di media), in Etiopia e Zambia, dove c’è stata una estensione dei poteri di censura.
Qualche progresso in Namibia, dove la prima presidente donna ha formato un governo paritario, ma anche in Libano, Siria e Zimbabwe.
Sul pilastro Stato di diritto, il monitoring segnala come in Uganda, la Corte Suprema abbia dichiarato incostituzionali i tribunali militari per civili, ma il governo abbia ignorato la sentenza. In Burundi, Chad, Mali e Congo, le forze di sicurezza hanno represso media, opposizione e azione degli avvocati.
In tema libertà di protesta, da segnalare in Mali e Zimbabwe, le manifestazioni storiche per la democrazia e in Marocco, sciopero generale contro una legge anti-sciopero. In Zimbabwe, segnalate nuove norme invasive, mentre in Giordania, Libia e Niger crescono i divieti e si registrano pure le espulsioni di alcune ONG.