Il fardello del debito pubblico del Kenya, che limita seccamente i margini di azione del governo, è un problema molto comune in Africa. Così la soluzione pensata per ridimensionare un po’ il peso di questo vincolo dal ministro delle finanze di Nairobi, John Mbadi, assume un significato che va oltre quello che può avere dentro i confini nazionali del Paese di cui è presidente William Ruto (nella foto qui di seguito)
Un articolo della Reuters racconta che il Kenya vuole ottenere più di un miliardo di dollari di finanziamenti destinati a mettere in sicurezza alimentare ottenendo una condizione speciale. Il modello sono accordi di finanziamenti a tassi di interesse molto contenuti andati in porto per altri Paesi africani (e non solo), in quel caso stipulati spesso dando garanzie di salvaguardare e proteggere la natura.
Debito per il Kenya ma a tassi speciali
Gli accordi incentrati su benefici sociali o ambientali planetari stanno diventando uno strumento di finanziamento sempre più diffuso nelle aree più povere del mondo. Paesi come Ecuador, Belize e Gabon hanno stipulato eco-accordi di questo tipo negli ultimi anni.
La Costa d’Avorio ha ottenuto di recente un supporto/istruzione con l’aiuto di una “garanzia di credito” della Banca Mondiale.
Il Kenya, che è dopo il sorpasso recente sull’Etiopia la più grande economia dell’Africa orientale, deve confrontarsi con un debito pubblico pari al 67,8% del suo PIL e che drena quasi un terzo delle risorse del Paese per essere rimborsato alle varie scadenze.
Il documento di Mbadi (qui sopra nella foto e in apertura) dice che il Paese vuole ottenere un prestito della Banca Mondiale di 757 milioni di dollari entro marzo del prossimo anno e un altro prestito di 457 milioni di dollari a giugno.
Una tipologia di accordo sempre più frequente
Ecco una panoramica aggiornata sui meccanismi con cui Paesi poveri (o a debito elevato) negoziano crediti speciali o ristrutturazioni del debito in cambio di garanzie ambientali o impegni socio-ecologici, con un focus su cosa sta succedendo in Kenya e altrove, plus i pro e contro.
Si tratta di accordi in cui un paese riceve condizioni finanziarie più favorevoli (riduzione/intervento sul debito, nuovi prestiti a tassi inferiori, garanzie, obblighi sospesi, ecc.) a condizione che vada a realizzare progetti con impatto ambientale, climatico, o di sicurezza alimentare.
Nel caso del Debt-for-nature swap in cui il creditore accetta una riduzione/ristrutturazione del debito se il debitore investe nelle conservazioni ambientali.
I formati di Debt-for-climate swap e debt-for-food security swap sono analoghi, ma legati al clima o alla sicurezza alimentare. Garanzie di credito (credit guarantees) sono poi spesso collegate ad usi specifici (es. fertilizzanti, input agricoli) per aumentare la produzione alimentare.
Il paese che si impegna su obiettivi ambientali, può ottenere altri finanziamenti “verdi” o con criteri ESG. E cominciare a impegnarsi su obiettivi altrimenti vissuti come di lungo termine per un governo, come quelli legati alla resilienza di fronte ai cambiamenti climatici, la stabilità alimentare, la conservazione delle risorse naturali.
L’ottenimento del credito però non è scontato
Ottenere il credito non è banale. Spesso ci sono requisiti stringenti (monitoraggio, trasparenza, impatti verificabili) che possono essere difficili da soddisfare. Se il paese accetta impegni ambientali costosi ma non ha le capacità amministrative / tecniche per implementarli, rischia fallimenti. Questi accordi richiedono spesso cooperazione internazionale complessa. Così molto spesso è decisivo coinvolgere partner internazionali affidabili (banche multilaterali, ONG, agenzie delle Nazioni Unite) per supporto tecnico, monitoraggio, e credibilità, prevedendo meccanismi di trasparenza e responsabilità. Questi accordi non devono essere un unicum, ma vanno inseriti nel quadro di strategie nazionali più articolate.