Lascito solidale, dirimente comunicare e avere uno staff competente

Il 13 di settembre è la giornata internazionale del lascito solidale. A Roma, due giorni prima, c’è stata la presentazione di una ricerca che analizza come stiano mutando – su questo tema delicato – gli orientamenti degli italiani. Lo studio – a cura di Walden e Vita – è stata costruita su un campione di italiani over 25 anni (ma era previsto rispondessero alle domande più di dettaglio sui lasciti solo gli over 50), ma anche sulle risposte di un campione qualificato di 197 ETS nazionali, di varia finalità, storicità, dimensioni. ‘La Bellezza che Resta’ era il concetto di richiamo, il claim dell’incontro, mentre ‘Lasciti solidali, una leva per crescere’ era il titolo del report, quanto meno della parte basata sulle risposte delle organizzazioni no profit messo assieme da Vita.

Paolo Anselmi, presidente di Walden Lab, ha sottolineato come fosse il tredicesimo anno della ricerca. Il confronto con il passato rende evidente quanto sia cambiato l’orientamento degli italiani sul testamento solidale.

Che oltre alla ricerca sulla popolazione si disponga anche delle risposte degli ETS è un aspetto ancora più corroborante.

La crescente preoccupazione sul futuro incide

I dati sono freschi, prodotti nel luglio di quest’anno, gli esiti della ricerca sulla popolazione dicono, come premessa, che c’è da parte delle persone una più forte preoccupazione sul futuro. La situazione attuale viene considerata peggiore di quella di tre anni fa. Ed è un aspetto – quello del diffuso pessimismo – che secondo Anselmi e chi ha prodotto la ricerca, influisce anche sulla propensione al lascito.

Si immagina che in una prospettiva a dieci anni, nella nostra società si avvererà una situazione peggiore di quella attuale.

E c’è una sostanziale sfiducia sugli attori – istituzionali e non – che potrebbero svolgere un’azione di contrasto all’avverarsi di questo trend.

Si riconosce però, in questo contesto al Terzo Settore, il fatto di giocare un ruolo attivo e positivo. In questi anni – dice ancora la parte generale della ricerca – la conoscenza tra gli italiani della dinamica dei lasciti è salita a livelli importanti. E poco cambia se la percentuale sia negli ultimi rapporti scesa dall’84% all’82%. Un valore di soglia critico è stato indubbiamente raggiunto.

Decisamente prevedibili le risposte su quale sia il target più naturalmente incline al lascito, con le persone molto abbienti e senza figli in primissimo piano, e le donne più generose degli uomini uomini.

I timori rispetto al testamento solidale? Influiscono negativamente e – in una struttura della società molto familistica come quella italiana –  questa preoccupazione più marcata che il futuro per i propri naturali eredi possa non essere semplice induce spesso a moltiplicare le riflessioni.

Ma questo non ferma un fenomeno che tutti indicano come comunque destinato a crescere. Dalla indagine che utilizza le risposte delle ETS emerge come il 58% delle organizzazioni abbia ricevuto un lascio negli ultimi cinque anni. E questa fonte di risorse ha ora un peso più rilevante, rappresentando il 14% circa dei fondi ottenuti dagli ETS (era l’8% nel 2020).

Chi fa un lascito solidale tende nella maggior parte dei casi a destinare denaro e beni mobili senza vincoli di utilizzo. Ma gli aspetti forse più interessanti di questa parte dell’indagine sono quelli che chiamano in causa il ruolo della comunicazione.

Fare comunicazione è essenziale

Solo il 45% delle organizzazioni usa questa leva, testata in maniera prevalente dalle ETS più grandi. Ma emerge pure che – anche tra le organizzazioni di dimensioni più contenute – alla scelta di utilizzare la comunicazione poi corrisponda pure, in più dell’80% dei casi, anche la scelta di continuare a usarla.

I canali utilizzati? Il quadro è realmente molto assortito e complesso. Chi rinuncia a fare comunicazione sui lasciti? Di base chi ritiene di non disporre di risorse sufficienti e competenze per farlo bene. Ma proprio questo aspetto – fare comunicazione e destinare all’attività uno staff stabile e competente, appare dirimente per ottenere un risultato oltre la media.

 

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