SCO e BRICS di moda grazie a Trump. Ma l’Africa?

SOMMARIO

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Ecco in primo piano gli ‘SCO’, con Xi Jinping protagonista sui media, Vladimir Putin e Narendra Modi al suo fianco, tante nazioni emergenti (c’era perfino l’Iran) coinvolte e che si propongono per ridisegnare il nuovo ordine globale in senso meno americano ed occidentale.

Fine agosto ha consegnato al mondo e alla geopolitica questa rianimata (l’organismo nasce nel 2000) e rilanciata sigla. Qualcosa di simile agli SCO, alcune settimane prima, con in quel caso il presidente brasiliano Lula protagonista (e meno rilievo mediatico dell’evento), avevano fatto quelli dei Brics, riunendosi a Rio, con alcune copresenze significative in entrambe le alleanze in via di irrobustimento.

Donald Trump, con i suoi dazi e le sue minacce indiscriminate ad ex amici e soliti nemici sta alla fine rendendo possibili e praticabili anche accordi tra Paesi che, tradizionalmente, si erano sempre guardati in cagnesco. Ora si parlano anche competitor dello stesso quadrante del globo, spesso in guerra tra loro nel passato più o meno recente (ad andare indietro nei decenni).

Gli ‘SCO’ in primo piano, la Cina sponsorizza

La novità relativa è però la cordiale entente degli SCO.  L’incontro della Shanghai Cooperation Organization (SCO) tenutosi a Tianjin, Cina, tra il 31 agosto e il 1° settembre 2025, ha rappresentato un momento di forte intensità simbolica e geopolitica. Xi Jinping ha usato il summit per rafforzare la sua immagine di leader del Sud Globale e per proporre la Cina come fulcro di un nuovo ordine mondiale multipolare, in contrapposizione al dominio occidentale guidato dagli Stati Uniti.

Il triangolo non considerato da Trump: Xi, Putin, Modi

Xi Jinping ha accolto Vladimir Putin e Narendra Modi, segnando un riavvicinamento tra India e Cina dopo anni di tensioni, in particolare dal conflitto di confine del 2020. Modi non partecipava a un summit SCO dal 2018, e la sua presenza è stata letta come un segnale di distensione e pragmatismo. Putin ha avuto colloqui con il presidente iraniano Masoud Pezeshkian e con il turco Recep Erdogan, focalizzandosi su Ucraina e programma nucleare iraniano.

Il summit SCO ha oscurato il precedente incontro dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), dove Lula aveva cercato di posizionarsi come possibile leader di riferimento a tinte più ‘soft’, meno ingombrante e incombente di Xi, del Sud Globale. Tuttavia, l’evento di Tianjin ha avuto una portata più ampia, con oltre 20 leader e 10 organizzazioni internazionali presenti, e ha mostrato una Cina ovviamente più assertiva e centrale rispetto al Brasile.

Il ruolo dell’Africa e delle monarchie sunnite

E l’Africa? In Cina è parsa sottorappresentata, mentre non lo era stata in Brasile. Il continente ha avuto una presenza indiretta. L’Egitto, rappresentato dal primo ministro Mustafa Madbouly, ha partecipato come dialogue partner, segnalando l’interesse africano per le dinamiche eurasiatiche. Tuttavia, nessun Paese africano ha avuto un ruolo centrale nel summit.

Le monarchie del Golfo? Arabia Saudita e Egitto sono membri osservatori o partner di dialogo della SCO. La loro partecipazione riflette un interesse crescente per un ordine multipolare, ma non sono ancora attori decisivi all’interno dell’organizzazione.

C’è invece l’Iran

L’Iran, invece, potenza scita ‘depressa’ dall’aggressività israeliana e dall’attacco Usa subito nel proprio territorio senza potere di fatto reagire, è come detto membro a pieno titolo dal 2023 degli SCO, e ha avuto un ruolo importante all’incontro.

Le discussioni sul suo programma nucleare e le sanzioni occidentali hanno evidenziato la volontà della SCO di sostenere Teheran contro le pressioni di USA ed Europa.

Simbolismo e comunicazione

Il summit è stato seguito da una parata militare a Pechino per commemorare la fine della Seconda Guerra Mondiale, con la partecipazione di leader come il coreano Kim Jong Un. Questo evento, nelle intenzioni, doveva rafforzare l’immagine della Cina come potenza globale capace di attrarre alleati e partner in un momento di crisi del multilateralismo occidentale.

Indubbiamente – nonostante strette di mano e foto di abbracci e intese – gli equilibri tra gli SCO sono precari e i rapporti di fatto attraversati da tensioni forti. Simili del resto a quelle già presenti tra i BRICS.

La storia di SCO e BRICS

Le differenze di governance tra SCO e BRICS riflettono le loro origini, con obiettivi e strutture istituzionali profondamente diverse. Sebbene entrambe le organizzazioni mirino a promuovere un ordine mondiale multipolare e a ridurre la dipendenza dal sistema occidentale, operano su binari distinti e con modalità di coordinamento molto diverse.

SCO è nata nel 2001 da un meccanismo di sicurezza regionale (Shanghai Five). Ha una struttura più formalizzata, con segretariato permanente a Pechino, meccanismi di cooperazione in ambito sicurezza, economia e cultura.

Gli organi chiave sono il Consiglio dei Capi di Stato, il Consiglio dei Capi di Governo, gli SCO RATS (Regional Anti-Terrorist Structure). Sulle decisioni, basate sul consenso generale, hanno però evidentemente una forte influenza la Cina e la Russia. Il focus è sull’Asia Centrale e su temi come sicurezza regionale, lotta al terrorismo, narcotraffico, e cooperazione militare, con qualche venatura economica (specie in tema di energia).

Creato come gruppo economico nel 2009 (BRIC), poi ampliato con il Sudafrica nel 2010 e allargato progressivamente a nuovi player, il gruppo dei BRICS ha una governance più fragile, senza segretariato permanente.

Le decisioni si prendono in summit annuali e tramite dichiarazioni congiunte. Organi chiave sono la New Development Bank (NDB) e la BRICS Business Council. Le decisioni sono basate su negoziati informali e un peso finisce per averlo la rotazione della presidenza.

La Cina anche in questo caso domina economicamente, ma non ha un controllo formale. Il focus è sull’economia globale, la riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, la promozione di valute alternative al dollaro, sviluppo sostenibile. L’intesa include Paesi di diversi continenti (America Latina, Africa, Asia).

Le differenze di governance, ambito geografico e interessi strategici rendono difficile una fusione tra SCO e BRICS. Ma una collaborazione è possibile, ad esempio, in ambiti come infrastrutture, finanza alternativa, diplomazia multilaterale.

Poca Africa negli SCO

Non risultano partecipazioni ufficiali di altri Paesi africani oltre all’Egitto come membri o osservatori attivi, anche se l’Africa a Tianjin è stata evocata nei discorsi di Xi Jinping come parte integrante del Sud Globale.

Xi ha sottolineato che la SCO deve rafforzare la unità e cooperazione tra gli Stati membri, promuovendo una convergenza tra i Paesi del Sud Globale in risposta a un mondo sempre più instabile e imprevedibile. Questo include implicitamente l’Africa, anche se non è ancora pienamente integrata nella struttura decisionale della SCO.