Il Kenya contro la Tanzania e non è la prima volta. Il governo di Willliam Ruto ha recentemente protestato in sede EAC (East African Conference) contro le nuove politiche protezionistiche adottate da Samia Suluhu.
Il governo di Nairobi chiama in causa alcuni recenti provvedimenti governativi di Dodoma (formalmente capitale anche se Dar Es Salam rimane la città più importante).

Il Primo Ministro tanzaniano è attualmente Kassim Majaliwa, ma la presidente, Samia Suluhu Hassan, è per la legge costituzionale sia capo dello Stato che del governo anche se delega alcune funzioni esecutive al Primo Ministro.
Kenya e Tanzania, prospettiva elezioni presidenziali
In vista delle elezioni presidenziali previste in Tanzania per la fine di ottobre (in Kenya si vota nel 2027 ma lo scontro è già aperto), Samia ha impresso ancora più velocità alla politica di industrializzazione del Paese (con l’Italia che non a caso fa grandi affari con le ditte meccaniche e d’imballaggi), concedendosi però anche qualche provvedimento ‘protezionistico’ dal forte valore simbolico in termini di politica di comunicazione interna.

Tanzania verso elezioni: Samia strizza un occhio all’elettorato
Dal 28 di luglio la Tanzania ha vietato ai non tanzaniani la possibilità di operare in 15 settori economici e mestieri, tra cui saloni di bellezza, guida turistica, trasferimenti di denaro mobile, riparazione di elettronica e proprietà di micro e piccole industrie. Queste misure prevedono sanzioni severe per chi non le rispetta.
Sono stati introdotti nuovi dazi di consumo e un Industrial Development Levy con aliquote del 10% e 15%, che il Kenya, in particolare, denuncia come discriminatori e dannosi per l’integrazione economica regionale.

In ballo c’è la violazione del Protocollo del Mercato Comune EAC. Il Kenya – che di fatto è il Paese più colpito da questi provvedimenti – sostiene che queste misure violano l’Articolo 13 del Common Market Protocol (CMP) dell’East African Community (EAC), che garantisce ai cittadini degli stati membri il diritto di avviare e gestire imprese negli altri paesi membri senza discriminazioni.
La posizione di Nairobi
Il governo keniota ha chiesto il ritiro immediato delle restrizioni e ha sollecitato la Tanzania a rispettare gli accordi regionali, auspicando che le consultazioni in corso portino a una risoluzione pacifica.
Le attività vietate ai non cittadini includono -andando più nel dettagli dell’elenco – commercio all’ingrosso di prodotti alimentari locali, servizi di trasferimento di denaro mobile (il Kenya ha Mpesa), attività turistica, consegna di pacchi a livello nazionale, servizi di sdoganamento e spedizione, acquisto di raccolti direttamente nelle fattorie, proprietà e gestione di micro e piccole industrie, estrazione mineraria su piccola scala.
Le autorità non possono più rilasciare o rinnovare licenze per queste attività a stranieri. I cittadini tanzaniani che aiutano stranieri a eludere il divieto sono anch’essi soggetti a sanzioni.
Le aperture di Dar Es Salam
Tuttavia, gli investimenti stranieri in altri settori restano benvenuti – dice il governo – e chi già possiede una licenza valida per una delle attività vietate può continuare fino alla scadenza della stessa. L’EAC ha riconosciuto come fondate le preoccupazioni del Kenya, in particolare riguardo alla criminalizzazione degli investimenti legittimi da parte di cittadini EAC in Tanzania. Ha sottolineato che le misure adottate dalla Tanzania violano il Protocollo del Mercato Comune, in particolare l’Articolo 13, che garantisce il diritto dei cittadini EAC di avviare e gestire imprese negli altri Stati membri senza discriminazioni. L’EAC ha invitato le parti a risolvere la questione attraverso consultazioni bilaterali, nel rispetto dello “spirito dell’integrazione regionale”.
E’ stata ribadita l’importanza di coordinare le politiche nazionali per evitare ostacoli al commercio intra-regionale e ha espresso preoccupazione per l’impatto negativo che queste misure potrebbero avere sull’economia dell’intera comunità
La storia dell’EAC
L’attività della Comunità dell’Africa orientale è guidata dal Trattato che ha istituito la Comunità. È stato firmato il 30 novembre 1999 ed è entrato in vigore il 7 luglio 2000 a seguito della ratifica da parte dei tre Stati partner originari: Kenya, Tanzania e Uganda.

La Repubblica del Ruanda e la Repubblica del Burundi hanno aderito al Trattato della Comunità dell’Africa orientale il 18 giugno 2007 e sono diventate membri a pieno titolo della Comunità con effetto dal 1° luglio 2007. La Repubblica del Sud Sudan ha aderito al Trattato il 15 aprile 2016 ed è diventata membro a pieno titolo il 15 agosto 2016. Oggi, la Comunità dell’Africa orientale (EAC) è composta da sei (6) Stati partner, ovvero Burundi, Kenya, Ruanda, Sud Sudan, Tanzania e Uganda, con sede ad Arusha, in Tanzania.