Gli obiettivi ESG (ambientali, sociali e di governance) dell’Unione Europea al 2040, appena presentati dalla Commissione nel luglio 2025, si concentrano in particolare sul nuovo target climatico che rappresenta un pilastro fondamentale della strategia europea per la sostenibilità.
La Commissione Europea ha proposto di ridurre le emissioni nette di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Questo obiettivo si inserisce nel percorso verso la neutralità climatica entro il 2050, come stabilito dal Green Deal europeo e dalla Legge europea sul clima.
Le implicazioni sono profonde. Questa scelta e questo indirizzo suppongono la decarbonizzazione profonda di tutti i settori: energia, trasporti, industria, agricoltura e edilizia. La promozione di tecnologie pulite, come l’idrogeno verde, la cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) e il rilancio forte delle energie rinnovabili. Nonché una maggiore attenzione alla resilienza climatica e alla protezione della biodiversità. Il documento presentato include nalisi settoriali dettagliate (energia, trasporti, industria, agricoltura, edifici, rifiuti). E poi le proiezioni su emissioni negative da tecnologie come il CCS (Carbon Capture and Storage) e il LULUCF (uso del suolo e foreste). Un grafico interattivo (qui di seguito) mostra la traiettoria delle emissioni fino al 2050, con alcuni settori che raggiungono emissioni negative.
Occhio alle conseguenze
La Commissione considera le conseguenze sociali e punta, “per una transizione giusta, sul sostegno alle comunità e ai lavoratori colpiti dalla transizione energetica”. Sono così previsti investimenti in formazione, riqualificazione professionale e inclusione sociale i”n un contesto di accesso equo all’energia pulita e lotta alla povertà energetica”.
In tema governance, si indica un rafforzamento della rendicontazione ESG per imprese e investitori e l’allineamento delle politiche industriali e fiscali con gli obiettivi climatici, ma nell’alveo di una maggiore trasparenza e responsabilità nella pianificazione e attuazione delle politiche ambientali.
Ue leader nella lotta al cambiamento climatico
Il documento di luglio, secondo la Commissione, svolge almeno quattro compiti essenziali. Fornisce prevedibilità agli investitori e alle imprese per pianificare investimenti sostenibili. Secondo punto, rende l’UE un leader globale nella lotta al cambiamento climatico, in vista della COP30 (novembre 2025 in Brasile). Terzo aspetto chiave contribuisce a creare posti di lavoro verdi, rafforzare la competitività industriale e migliorare la salute pubblica. Mira a evitare investimenti bloccati in tecnologie fossili non compatibili con il futuro climatico dell’UE. I prossimi passi? Il Parlamento europeo e il Consiglio dovranno approvare la modifica legislativa. Gli Stati membri saranno chiamati a rivedere i propri piani nazionali energia-clima (NECP) per allinearsi al nuovo obiettivo.
La situazione attuale, leadership virtuosa la Finlandia e Italia diciannovesima
Il più recente Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile in Europa 2025, pubblicato dalla Rete delle Soluzioni per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDSN), offre un quadro aggiornato e piuttosto critico sullo stato degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) nell’Unione Europea. Emerge un rallentamento dei progressi. Il ritmo di avanzamento degli OSS tra il 2020 e il 2023 è stato più che dimezzato rispetto al triennio precedente: da +1,9 punti a soli +0,8. Questo rallentamento è attribuito a sfide ambientali persistenti, perdita di biodiversità e difficoltà sociali. In tema performance dei Paesi, la Finlandia guida l’indice SDG per il quinto anno consecutivo, seguita da Danimarca, Svezia, Austria e Norvegia. L’Italia si colloca al 19° posto tra i 41 paesi analizzati, senza aver raggiunto pienamente nessuno degli OSS e con politiche climatiche giudicate insufficienti
Le posizioni dei Paesi sugli obiettivi 2040
In seno all’Unione Europea, la proposta di ridurre le emissioni nette del 90% entro il 2040 ha suscitato divisioni significative tra gli Stati membri e all’interno del Parlamento europeo. Il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso preoccupazioni sulla compatibilità tra obiettivi climatici e competitività industriale. Ha chiesto maggiore neutralità tecnologica (inclusione del nucleare) e flessibilità, suggerendo anche di sganciare il target 2040 da quello intermedio del 2035 richiesto dalla COP30.
Il primo ministro belga Bart De Wever ha parlato di un “dibattito vivace” tra chi spinge per l’ambizione climatica e chi, come l’Italia, chiede margini di manovra e fiducia nel progresso tecnologico. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha accolto positivamente l’introduzione di flessibilità nella proposta, sottolineando la necessità di adattare le misure Paese per Paese. Danimarca e Spagna si sono dichiarate fortemente a favore del target del 90%, sostenendo la necessità di mantenere alta l’ambizione climatica.
Alcuni membri del PPE, il principale gruppo politico del Parlamento europeo, hanno definito il target troppo ambizioso, chiedendo tempi più lunghi e strumenti più realistici. Per superare queste resistenze, la Commissione ha introdotto tre misure di flessibilità: crediti internazionali (fino al 3% delle emissioni del 1990) a partire dal 2036; assorbimenti permanenti nel sistema ETS; flessibilità intersettoriale per adattare gli sforzi tra settori.