Pace americana e araba tra RDC e Ruanda

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Pace americana a portata di mano tra RDC e i ribelli dell’M23. Il 19 giugno è stato annunciato che la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda firmeranno un accordo di pace. L’appuntamento, a meno di ulteriori e non del tutto improbabili colpi di scena è quindi per il 27 giugno a Washington.

Barlumi di pace

L’intesa, mediata dagli Stati Uniti e dal Qatar, mira a porre fine al conflitto nell’est della RDC, dove il gruppo ribelle M23 è stato protagonista di violenti scontri negli ultimi mesi, con la conquista di territori che vanno da Goma a Bukavo, dal nord al sud della zona del Lago Kivu.

La bozza dell’accordo prevede il rispetto dell’integrità territoriale della RDC, la cessazione delle ostilità, il disarmo e integrazione condizionata dei gruppi armati, il ritorno a casa dei rifugiati e degli sfollati interni.

È un passo importante, ma non è ancora la fine del conflitto: la firma ufficiale è prevista per il 27 giugno, e resta da vedere se le parti rispetteranno gli impegni. Negli ultimi anni, diversi cessate il fuoco sono stati violati poco dopo essere stati firmati.

Che farà l’M23?

Al momento, l’M23 non ha lasciato Goma né le province del Nord e Sud Kivu. Anzi, continua a controllare ampie porzioni di territorio, nonostante le pressioni internazionali e l’annuncio dell’accordo di pace previsto per il 27 giugno.

Secondo un rapporto pubblicato il 19 giugno, Goma e il territorio di Nyiragongo sono ancora sotto il controllo dell’M23, con una situazione di calma apparente ma segnata da gravi episodi di criminalità e violazioni dei diritti umani. Nel Sud Kivu, il gruppo aveva ripreso l’offensiva a febbraio, conquistando città strategiche come Nyabibwe, nonostante un cessate il fuoco proclamato pochi giorni prima.

L’accordo però siglato da Paul Kagame (nella foto sopra), presidente del Ruanda, e Felix Tshisekedi (nella foto sotto), omologo della RDC, non prevede questo atteggiamento.

Kagame e Tshisekedi

Ma contempla piuttosto il disimpegno immediato e l’M23 dovrà ritirarsi dalle aree occupate, comprese Goma e Bukavu. I combattenti dell’M23 potranno essere reintegrati nell’esercito o nella società civile, ma solo dopo un processo di verifica e disarmo.

Il Ruanda si impegna a non sostenere gruppi armati attivi nella RDC, incluso l’M23, e a riconoscere i confini esistenti. Sarà istituito un organismo di monitoraggio con rappresentanti di RDC, Ruanda, Stati Uniti e Qatar per verificare il rispetto dell’accordo. Le zone liberate dovranno essere rese sicure per il rientro delle popolazioni civili.

Tuttavia, l’M23 non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale di adesione all’accordo. Quindi, anche se il testo è chiaro, la sua attuazione dipenderà molto dalla volontà dei gruppi armati e dalla pressione internazionale.