Fare business in Senegal, i consigli di VadoinAfrica.com

SOMMARIO

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Il Senegal protagonista in uno degli incontri di approfondimento programmati da VadoinAfrica.com, il network ricco di imprenditori che già operano in quel continente, ma che produce informazioni e consigli anche per quelli che stanno pensando di farlo. Regista della community di ViA, ma anche dell’appuntamento virtuale a cui ha partecipato come ospite anche Alice for Children, ovviamente il pioniere e connettore del sistema, Martino Ghielmi.

Ambassador di ViA a Dakar, Riccardo Zanini ed il suo socio di THS, Malick Elhadji, che sono attivi in Senegal da anni. Entrambi si sono prestati a raccontare le particolarità di questo straordinario Paese al resto dei partner del network di Ghielmi collegati via Zoom. Lo hanno fatto fornendo una serie di fondamentali istruzioni per l’uso e rispondendo alle domande degli altri partecipanti al meeting.

A tutto Senegal

In apertura, Ghielmi ha ricordato i legami forti del Senegal con l’Italia, visto che quella senegalese nel nostro Paese è la comunità subsahariana più grande. C’è pure, per converso, una folta comunità italiana, la quarta per rappresentanza, che ha scelto di vivere in Senegal.

Un Paese molto interessante. Che con il +9,3% di crescita nell’ultimo anno è nella top five delle economie più vivaci del mondo, il primo tra quelli che possono vantare una certa stabilità della governance.

l’Ambassador ViA, Zanini, ha fornito ulteriori informazioni di base. Partendo dal presupposto che il Senegal ha una demografia molto positiva. L’età media della popolazione è di 19 anni e già a 25 anni, in media, le persone hanno formato nuclei familiari con due figli.

Rispetto ai Paesi limitrofi, come Mauritania e Gambia, è sempre stato politicamente abbastanza stabile. Bassirou Diomaye Faye, panafricanista di sinistra, è stato eletto presidente ed ha avviato un profondo processo di riforma. Sono state esautorate le influenze francesi, pesanti e – secondo Zanini ed Elhadji – decisamente nefaste per lo sviluppo. “C’è in atto un tentativo di alzare la testa e superare le logiche postcoloniali”.

Le migliori opportunità

Ma vediamo cosa consiglia ViA a chi vuole investire in Senegal. Primo punto, “non basta essere bravi o avere il prodotto vincente. Bisogna adeguarsi alla cultura e ai tempi locali, entrare nell’ottica di rispettare le comunità e aiutare a crescere il territorio”.

Essenziale, quindi, capirne la cultura del sorriso e la speciale modalità di relazionarsi empaticamente. Meglio si intraprende – secondo Zanini – avendo un socio e un’interfaccia in loco. Se non si ha pazienza e non ci si adegua si rischia di essere ‘bannati’.

Su cosa intraprendere in Senegal? In primo piano, a suo parere, ci sono i settori dell’allevamento e dell’agricoltura. Si può puntare sulla trasformazione della materia prima e del prodotto, magari apportando a queste attività l’innovazione digitale.

L’education, il real estate, il food and beverage, nell’esperienza di Zanini sono altri settori in cui c’è molto spazio. L’errore da non fare? “Non bisogna farsi prendere troppo dall’entusiasmo” sottolinea l’imprenditore/ consulente.

Sullo sfondo, tra le condizioni di contesto rilevanti, la grande diaspora senegalese: chi è emigrato e ora si trova fuori dai confini del Paese, oltre a inviare le proprie rimesse, tende di regola a cercare di tornare in patria. Ed il nuovo governo incoraggia con appositi finanziamenti questi tentativi.

Per avere successo in Senegal è decisiva – secondo Zanini – oltre che la capacità di relazionarsi, anche quella di comunicare correttamente. “Pianificare il digitale costa poco, ma è facilissimo sbagliare nella modulazione e nella creatività dei messaggi” sottolinea. E’ importante muoversi con consulenti inseriti nella società e nella cultura senegalese.

 Il nuovo governo del Senegal

Sul nuovo governo e sul nuovo corso politico, ha parlato con accenti decisamente meno entusiasti Massimo Del Pozzo, pioniere delle spedizioni in Africa e Senegal con la Sodimax.

Che ha sostenuto come il nuovo governo stia gestendo male la transizione dall’era ‘francese’ a quella inedita che si è aperta. “Non ci sono più tanti soldi in circolo e c’è meno spazio per il business, in questo momento il Senegal non è il Paese del Bengodi…” ha commentato l’imprenditore ligure. Che ha raccontato pure come rimangano attuali, inoltre, i classici problemi legati alla corruzione e alla burocrazia.

Zanini ed Elhadji hanno per converso sostenuto come fosse inevitabile una transizione difficile, vista la necessità di ripulire incrostazioni e inerzie dell’era precedente. Per Dal Pozzo, però, il metodo con cui si sta intervenendo, non è quello giusto e assieme al vecchio establishment, si rischia di eradicare il business.

Più rischio, ma ne vale la pena

“Il cambiamento in atto è molto forte è sta prendendo una direzione molto positiva che è nettamente diversa da quella degli ultimi 30 anni” ha ribadito Elhadji.

Il Senegal – secondo lui – offre realmente grandi chanches a chi vuole operare in quel Paese. E tanti senegalesi hanno capito che oggi hanno molte opportunità ritornando a casa loro e stanno pensando di ritornare avendo in tasca conoscenze e valore acquisiti nelle esperienze all’estero. In chiusura, dopo un’ora abbondante di dialogo e presentazioni, Ghielmi ha dato appuntamento agli ulteriori incontri di approfondimento del ‘club’ (il prossimo è dedicato alla Tunisia).

E ha chiosato ricordando come investire in Africa rappresenti certamente una sfida forse più arcigna rispetto ad altro tipo di intraprese, ma decisamente più interessante e molto più promettente.