Pizzaballa, Zuppi, Parolin, Tagle, Besungu, Aveline, Tolentino. Nelle liste dei papabili, tra i cardinali che, cioè – secondo le previsioni dei media e degli esperti – possono aspirare al soglio pontificio dopo Jorge Mario Bergoglio, ci sono almeno due africani.
Certamente africano è Fridolin Antonio Besungu, arcivescovo di Kinshasa, che ha difeso la democrazia nella tormentata Repubblica Democratica del Congo, ma è considerato ‘conservatore’ in tema di sensibilità ad alcune delle tematiche woke.
Figlio del grande continente africano si può però ritenere anche l’arcivescovo francese di Marsiglia, Jean Marc Noel Aveline, nato a Sibi Bel Abbes, in Algeria, impegnato nelle tematiche collegate alle migrazioni.
Altri nomi teoricamente in ballo sono quelli di Peter Turkson, che è originario del Ghana ed è stato arcivescovo di Cape Coast e ha una lunga esperienza nella Curia romana. Nonché papabile è ritenuto anche Dieudonné Nzapalainga, cardinale e arcivescovo di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, e Robert Sarah che viene dalla Guinea, ma con il primo che è molto giovane ed il secondo forse troppo anziano per convincere il Conclave. Chiunque tra i cardinali sarà scelto dallo Spirito Santo, avrà come appare chiaro, un compito molto complicato. L’Africa, comunque, non potrà che essere uno dei temi chiave del prossimo pontificato.
Vita da Papa
Una vita da Papa, si diceva una volta definendo le esistenze che si immaginavano serafiche dei cardinali saliti al soglio pontificio. Una sorta di riconoscimento finale per una ‘carriera’ eccezionale, all’insegna dell’impegno e della saggezza nella Chiesa. Niente di più lontano dalla realtà più attuale del ruolo, che amplifica gli aspetti amministrativi e politici rispetto a quelli simbolici e pastorali, quanto meno da Paolo VI in avanti.
Il pontificato dei futuri vicari di Cristo dopo Papa Francesco, si presenta come una prova complicata e arcigna, alle prese con sfide da far tremare i polsi anche al più energetico e carismatico dei vescovi di Roma. Francesco ha dovuto affrontare vicende scottanti in primo piano nelle cronache dei media: i revival frequenti dei terribili cold case Orlandi/Gregori, il crash ‘finanziario’ del cardinale Angelo Becciu, i casi di pedofilia, la questione della tortuosa uscita di scena del cardinale Georg Gänswein, dal 7 dicembre 2012 prefetto della Casa Pontificia, a fianco di Benedetto XVI dal momento della sua rinuncia al pontificato e poi vicino del Papa Emerito tedesco nella sua lunga fase di ‘esilio’ in San Pietro, autore del ‘polemico’ libro edito da Mondadori “Nient’altro che la verità”.
Per l’erede del Santo Padre saranno anche altre le tematiche critiche e delicate. I rapporti con gli Usa nell’era di Donald Trump, quelli con la Russia di Vladimir Putin ed il patriarca Kirill e il mondo russo nel contesto del perdurare dell’invasione in Ucraina. Quelli con Israele, resi duri e complicati dalle vicende di Gaza.
Ma è un tema anche la relazione a con Xi Jinping, capo di stato di quella Cina che vuole contendere agli Stati Uniti di Donald Trump il ruolo di potenza economica e imperiale prevalente del pianeta Terra tracciando gli itinerari commerciali e industriali della via della seta. Un progetto che la nuova amministrazione Usa vuole a tutti i costi stoppare rendendo ancora più complicato per il Vaticano coltivare nei propri orizzonti politici e spirituali la prospettiva di un’avanzata nel sempre più surriscaldato quadrante ‘orientale’.
Sguardo a Sud
Più realista, appare per la Chiesa cattolica una strategia più pragmaticamente ‘sudista’, già del resto intrapresa con successo da Francesco in Africa.
Le dinamiche demografiche pongono come baricentro del cammino umano e religioso già molto prima del 2050 l’Africa. E vale il discorso della saldatura naturale tra i destini dei popoli e delle terre al di qua e al di là del Mediterraneo. In un mondo diviso e meno globale, con gli Stati Uniti di nuovo saldamente al comando dell’Occidente atlantico, l’Europa indecisa, la Cina che vorrebbe aggregare quanto meno l’Oriente pacifico e la Russia a giocare da ulteriore player, vale il discorso della naturale trasversalità e della atipica dimensione temporale dell’azione della Chiesa.
L’Annuario Statistico della Chiesa, aggiornato al 31 dicembre 2020, diceva che in quel momento i cattolici nel mondo erano arrivati a quota 1,359 miliardi, con un aumento di più di 15 milioni rispetto al 2019, ma con una flessione contenuta della quota percentuale sulla popolazione mondiale, al 17,73%. A diminuire – secondo le analisi dell’agenzia d’informazione Fides – erano state anche le vocazioni religiose, con il numero totale dei sacerdoti calato a 410.219 (-4.117) e quello delle suore in discesa di oltre dieci mila, a quota 619.456.
Il saldo è positivo su tutti gli indicatori, invece, nel continente africano: i cattolici ora sfiorano quota 257milioni. I sacerdoti, diocesani e religiosi, sono aumentati nel complesso di 1.004 e sono 50.465. I religiosi non sacerdoti sono diventati 9.188 (+103), le religiose censite sono state 79.557 (+2.503).
Gli osservatori registrano che diventano religiosi cattolici giovani che hanno nella maggior parte dei casi umilissime origini, che svolgono il proprio ruolo avendo sperimentato le sofferenze degli indigeni, e rendono ancora più credibile il processo di ‘decolonizzazione’ avviato tanti anni prima dalla Chiesa cattolica in Africa. Lavorano e operano, vale la pena ribadirlo, all’interno di una infrastruttura formativa e sanitaria di supporto ai poveri e gli indifesi abbastanza diffusa ed estesa sui vari territori.
Va considerato che il 50% della popolazione africana è comunque cristiana (il 17% è cattolico). Che l’Africa è di fatto la regione cattolica in più rapida crescita al mondo. Entro il 2050, il World Christian Database stima che i cattolici africani costituiranno il 32% della Chiesa Cattolica (oggi rappresenta il 19%), potendo raggiungere quota 350 milioni.
La percentuale totale di Cristiani in Africa è quadruplicata tra il 1900 e il 1970: dal 9% della popolazione al 38%. La percentuale di Cattolici è aumentata ancora più rapidamente, dal 2% nel 1900 a sei volte superiore nel 1970. L’Islam, che si concentra principalmente nelle regioni settentrionali del continente, è cresciuto dal 33% della popolazione al 41%. Nel frattempo, la quota della popolazione africana che aderisce alle religioni indigene è diminuita dal 58% al 21%.
Gli ultimi 50 anni
Dal 1970 in poi la quota Cattolica di diverse popolazioni nazionali sub-Sahariane è rimasta relativamente stabile. I cattolici sono aumentati perché la popolazione dell’Africa sub-Sahariana ha continuato a crescere, e sta crescendo più velocemente nei paesi in cui la parte dei cattolici è maggiore.
Nel 1970, c’erano sette paesi africani con una popolazione maggiore del milione di cui almeno il 30% erano Cattolici. Ognuna di queste nazioni è cresciuta in media del 300% della popolazione totale tra il 1970 e il 2020. Per i paesi africani di dimensioni simili con popolazioni Cattoliche più basse, la crescita della popolazione nello stesso periodo è stata del 275%.
Cosa sta succedendo, in soldoni? Mentre la maggior parte del mondo rallenta, gli africani, compresi gli africani Cattolici, continuano ad avere figli. L’Asia rimane di gran lunga il continente più popoloso, con 4,6 miliardi di persone, ma con il tasso di natalità che è diminuito significativamente negli ultimi anni. Il numero di nascite annuali in Asia è sceso da un massimo di 87 milioni nel 1988 a 73 milioni nel 2020. Nel frattempo, il numero di nascite in Africa è aumentato da 25 milioni nel 1988 a 44 milioni nel 2020.
Il Papa Nero? C’è già stato
La storia inizia, come è risaputo, con Pietro, il primo papa proveniente dalla Galilea che termina il suo servizio nel 67 dopo Cristo. Si prosegue con Lino, nato nella Tuscia, che resiste fino al 79dC. Ma già il terzo Papa della storia, Anacleto, è romano e esercita le sue funzioni fino al 99dC.. La lista complessiva dei papi attualmente comprende ben 217 italiani, sedici francesi e poi, tra le altre nazionalità rappresentate, ci sono sette tedeschi, cinque siriani e almeno 10 greci (ovviamente concentrati nei primi 1000 anni della storia papale, prima dello scisma).
Al contrario dell’Asia, l’Africa non è un territorio ‘nuovo’ per il cristianesimo, che affonda le sue radici anche in quel continente. L’Egitto e il resto del Nord Africa erano parti integranti del mondo romano e furono i primi centri del Cristianesimo. Sant’Agostino fu vescovo di Ippona, che si trova sulla costa dell’odierna Algeria. La Chiesa Ortodossa Etiope è stata religione di stato del Regno d’Etiopia fino al IV secolo. I Papi africani sono stati tre, anche se concentrati nei primi 500 anni di storia di questa istituzione. In ordine cronologico questi furono San Vittore I (189-201), San Milziade (311-314) e Gelasio I (492-496), tutti provenienti dal nord del continente, sostanzialmente berberi. Le suggestioni sulla possibilità che il prossimo Papa – portando a quattro il numero consecutivo di pontefici non italiani – possa essere proveniente dall’Africa non devono dimenticare questo precedente. E però si basano su dati importanti e influenti.