NextGen Givers. Chi sono e come coinvolgerli

Cosa pensano i futuri donatori, filantropi e volontari, la NextGen Givers. Corporate Giving, Filantropia, azioni umanitarie, cause e impegno civile e sociale. L’obiettivo dell’indagine americana ‘Shaping Tomorrow’ (di Foundation Source), in particolare, è stato quello di fare emergere il punto di vista su queste attività da parte della GenZ e del Millennials.

Per comprendere meglio gli atteggiamenti, le percezioni e le preferenze della prossima generazione in materia di donazioni e filantropia, sono state intervistate 1.000 persone di età compresa tra i 18 e i 43 anni che hanno effettuato un contributo in natura o hanno offerto volontariamente il loro tempo a un ente di beneficenza o altra organizzazione senza scopo di lucro nell’ultimo anno.

Il campione

 

Next Gen Givers, tendenze Usa

Si tratta – in sostanza – di una ricognizione estesa sulla visione della NextGen dei ‘givers’, pur considerato come da questo punto di vista siano ancora decisamente impattanti le operazioni, i gesti, le donazioni, il substrato culturale e sociale, nonché economico, che ha attivato nelle ultime decadi i cosiddetti Boomers.

Le valenze di quest’analisi sono molteplici. Conoscere meglio le esperienze, ma anche il vissuto e la maniera di pensare di queste fasce di popolazione, offre qualche informazione in più su se stessi ai GenZ e Millennial, ma poi apre anche una finestra a tutti i più classici stakeholder del mondo corporate giving.

E cioè le Fondazioni e i filantropi che vogliono tramandare alle nuove generazioni il proprio impegno umanitario, ma anche le organizzazioni non profit in generale che possono trarre vantaggio da queste informazioni per convincere e attrarre donatori più giovani.

Questa ricerca made in Usa ha in campione Millennials nella fascia di età tra i 28 e i 43 anni e GenZ, invece, tra i 18 anni e i 27 anni. La base è in leggera prevalenza femminile, con una componente Miellennials prevalente, ed uno status sociale che bilancia tre fasce economiche (maggiore di 100mila dollari, minore, sotto i 50mila).

Emerge che GenZ e Millennials non si limitano a contribuire finanziariamente ad una buona causa generica e cercano piuttosto il coinvolgimento in una causa sociale che li rappresenti.

Cambiare le cose non è ritenuta una sfida velleitaria. La Gen Z e i Millennial aspirano a essere visti come “donatori”, “volontari”, “avvocati”, “changemaker” e “umanitari”.

I donatori sono al vertice, il che implica una mentalità generosa e premurosa. Il desiderio di un rapporto più diretto con donazioni di beneficenza è implicito anche nei termini “volontario”, “avvocato”, “umanitario” e “artefice del cambiamento”. Il numero di coloro che aspirano ad essere descritti come “changemaker” (con il 70% della Gen Z che aspira a questa etichetta) indica un crescente desiderio di essere visti come catalizzatori per il cambiamento del sistema piuttosto che donatori passivi.

Nella maggior parte dei casi a indirizzarli e a generare questa ispirazione è stata una esperienza consimile già vissuta in famiglia. E comunque in avvio è col supporto familiare che sboccia la passione per una causa o per un problema specifico e si comincia, magari, aiutando la loro comunità locale.

Nel complesso le donne sono più generose degli uomini, ma è più facile che sia maschile il desiderio di perpetuare queste iniziative e dargli un seguito passando ad altri soggetti il testimone dell’impegno.
I contributi finanziari, ovviamente, sono strettamente influenzati dalle risorse finanziarie di cui si dispone. Le donazioni in denaro sono più comuni tra i redditi alti, i laureati e gli occupati. E i redditi alti donano importi maggiori.

In conclusione

Da Shaping Tomorrow emerge che negli Stati Uniti la Gen Z e i Millennials stanno riscrivendo le regole del charity giving, proprio a partire da come si definiscono nello spazio filantropico. La loro voglia di cambiare le cose si combina con un’idea di filantropia più pratica.
Fondazioni, consulenti, organizzazioni non profit e altri stakeholder filantropici che si stanno impegnando per coinvolgere le prossime generazioni devono incontrarle dove sono e parlare il loro linguaggio.

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