Società Benefit 2025, la ricerca: più donne, giovani, innovazione, crescita

Meglio se Benefit. Obiettivo sempre ambizioso, la nuova edizione 2025 della Ricerca Nazionale sulle Società Benefit prova ancora ad enuclerare il modello imprenditoriale emergente, ritenuto virtuoso – per lo meno fino all’inizio del secondo mandato alla Casa Bianca di Donald Trump – quello cioè teso a integrare, benevolmente, il profitto con il perseguimento di benefici comuni per la società e l’ambiente.

La ricerca è stata realizzata dal Research Department di Intesa Sanpaolo con Nativa, InfoCamere, Università di Padova, Camera di commercio di Brindisi-Taranto e Assobenefit, l’associazione nazionale di categoria.

L’ultima edizione fotografa una evoluzione delle imprese benefit rappresentata dai dati registrati dal 2021 al 2023. Certe prestazioni sono state messe a confronto con un campione comparabile di imprese non benefit per settore e dimensione.

Benefit performano meglio

Emerge che le imprese ‘buone’ hanno avuto migliori performance di crescita (+26%) rispetto a quelle ‘normali’ (+15,4%): Hanno garantito più occupazione (62%) delle altre (43%) e hanno investito di più in innovazione, internazionalizzazione, sostenibilità e energie rinnovabili.

Nella prima parte dello studio si analizza l’evoluzione economico-patrimoniale delle Società Benefit e la si confronta con l’andamento di un insieme di aziende tradizionali appartenenti agli stessi settori e classi dimensionali. E c’è una più focalizzata analisi strutturale delle Società Benefit in Italia.

Come detto, i numeri a confronto nella pubblicazione del 2025 sono quelli dell’andamento economico finanziario nel triennio 2021-2023, ma con l’aggiornamento dei dati descrittivi a dicembre 2024. Questa parte dello studio, inoltre, include per la prima volta l’analisi di distribuzione regionale delle Società Benefit e la composizione dei board in termini di distribuzione di genere ed età.

La seconda parte della ricerca analizza per la prima volta gli statuti di tutte le Società Benefit italiane, al fine di individuare le finalità specifiche di beneficio comune in essi contenute, di categorizzarle secondo uno standard internazionale e di verificarne la materialità.
Misura dunque il contenuto, l’estensione e la rilevanza degli impegni formalmente assunti negli statuti nei confronti delle persone, delle comunità e dell’ambiente.

Tra le indicazioni che emergono, il boom italiano di società benefit, a quota 4.593 nel 2024, con 217mila addetti. E le migliori performance rispetto alle aziende tradizionali. Frutto molto probabilmente di un maggiore riflesso all’innovazione e alla competitività. In grado di attrarre più talenti grazie alle politiche di inclusione, equità. Con una reputazione accresciuta da politiche di circolarità.

Dall’indagine viene fuori una più costante presenza delle donne e dei giovani nei ruoli di vertice, una maggiore attenzione alla parità di genere. Emergono anche i benefici che la presenza di queste società porta ai territori.

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