Vadoinafrica.com rilancia la sua azione al servizio delle aziende che vogliono atterrare nel continente del futuro. Lo fa riaprendo le iscrizioni a ViA Club, il Business Club esclusivo a supporto di professionisti e imprenditori che vogliono ottenere risultati in Africa grazie al networking collaborativo.
Lo fa dando ancora più forza ad un CLUB che vuole mettere a fattor comune le esperienze del suo animatore e fondatore, Martino Ghielmi, e quelle dei partner che già hanno avuto successo in questa prova. Lo fa ripartendo da ViA, l’acronimo che alla fine contiene anche le keyword necessarie per affrontare la sfida.
Why Africa
Accogliendo tanti partner e amici in un evento milanese, Ghielmi ha spiegato come per andare in Africa con tutte le carte in regola serva prima di tutto coniugare Visione, Investimento e Alleanze. Ci vuole, per cominciare, una capacità di leggere dentro il dentro il grande cambiamento in atto in tutto il mondo. E intuire il gigantesco potenziale che – proprio adesso, a partire dalle ragioni legate alla favorevole demografia – è insito nello sviluppo africano.
L’Africa è l’unico continente in cui nel prossimi 25 anni la popolazione tenderà ancora a crescere raggiungendo quota 2,5 miliardi. In un contesto in cui le crescite robuste del PIL triplicheranno la classe media, altrove sparita. E con dinamiche legate alla rapida diffusione dell’utilizzo del web.
Il focus? Per le nostre PMI sono la produzione e la trasformazione alimentare, le costruzioni e le energie rinnovabili. Ma anche la sanità e, ovviamente, la formazione. Africa infatti vuol dire pure +5% di urbanizzazione media annua, il 60% delle terre arabili non coltivate del Pianeta, il 60% dell’irraggiamento solare, ma solo 1% degli impianti fotovoltaici.
Nel target delle PMI
Serve essere pronti ad investire seriamente – tempo, denaro, passione, know how – e non bisogna avere un atteggiamento predatorio. Bisogna essere pronti a fare alleanze, essere capaci di scegliere i partner, i collaboratori, le comunità giuste con cui portare avanti i propri progetti.
E secondo Ghielmi gli italiani – il tessuto di imprese medio piccole della nostra trama industriale – hanno anche una naturale vocazione. Sono capaci di attivare la giusta empatia con persone e imprese in loco, adeguarsi alla cultura del territorio. Due buone case history sono state rappresentate, da questo punto di vista, dai i due partner della serata evento, la genovese Sodimax, che si occupa di spedizioni, ed Ebury, con la nota expertise nei pagamenti internazionali.
Unità d’intenti e supporto su misura
Laureato in Relazioni Internazionali (specializzazione Studi Afro-Asiatici), il capo di ViA ha lavorato a Nairobi e dopo una parentesi nel corporate, dal 2013 si occupa a tempo pieno di business in Africa. Raccontando la sua esperienza – quella di uno studioso arrivato in quel continente per scoprire il segreto degli atleti kenioti del mezzofondo – Ghielmi ha raccontato dei successi raccolti in quel contesto competitivo e sociale da teorici outsider dei commerci e dell’imprenditoria. Quelli dei libanesi, che pure non hanno una patria salda a fungere da riferimento. E poi quelli degli indiani, ad est, e quelli degli Igbo, specialmente in Nigeria.
Buone case history – secondo lui – a cui ispirarsi. Per intraprendere in Africa, ha suggerito il pioniere di Vadoinafrica.com, servono cinque essenziali qualità: umanità, rispetto, integrità, fiducia e, quinto ingrediente, coraggio. Ma alla base ci deve essere un mantra di condivisione – “offro supporto generoso e ricevo supporto generoso” – che è nella filosofia di base di ViA Club.
“Fare business in Africa – ha spiegato Ghielmi – vuol dire intraprendere un percorso entusiasmante, ma insidioso. Vale la pena entrare nella nostra community collaborativa e guidata da valori comuni. Siamo focalizzati solo sui mercati africani e nel nostro team, pronti ad affiancare chi entra nel Club, ci sono tanti country manager già residenti in loco e in grado di dare un supporto ‘sartoriale’ a chi si vuole mettere in gioco”.