Il tema, cruciale per l’Africa, è “Avanzare nell’attuazione dell’Accordo che istituisce l’Area di libero scambio continentale africana (AfCFTA)”. E’ un salto di qualità che va fatto se si vuole rendere più solida la crescita del PIL del continente.
Il dibattito sul tema è in pieno corso ad Addis Abeba, in Etiopia, dove si è aperta e continuerà nel week end fino al 18 marzo (con dei focus più specializzati), la 57ª sessione della Conferenza dei ministri africani delle Finanze, della pianificazione e dello sviluppo economico, organizzata dalla Commissione economica per l’Africa. Oltre che i ministri economici dei Paesi africani, il meeting coinvolge i governatori delle Banche centrali.
La discussione è quindi incentrata sul ruolo dell’AfCFTA, come motore di crescita e integrazione economica regionale, considerati i progressi compiuti dall’entrata in vigore dell’accordo nel 2019 e dall’avvio degli scambi commerciali nel gennaio 2021.
Più commercio intra-africano
Aprendo il segmento degli esperti, il Ministro delle Finanze dell’Etiopia, Semereta Sewasew, ha affermato che il tema della conferenza dei ministri di quest’anno sottolinea l’urgenza di sbloccare il potenziale economico del continente attraverso un maggiore commercio intra-africano. Ha sottolineato che l’AfCFTA è più di un semplice quadro giuridico; si tratta di un’iniziativa trasformativa progettata per approfondire i legami economici dell’Africa. Facilitando il commercio, armonizzando le politiche e smantellando le barriere, l’accordo mira a promuovere l’industrializzazione, la creazione di posti di lavoro e la riduzione della povertà, che sono vitali per raggiungere gli obiettivi stabiliti nell’Agenda 2063, il progetto dell’Africa per lo sviluppo sostenibile.
Crescita notevole ma insufficiente
Nello stesso contesto, quasi preliminare ai lavori, è stato presentato un rapporto della Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite (Uneca). Pieno di luci oltre che di qualche inevitabile ombra. La crescita del prodotto interno lordo (Pil) dell’Africa è prevista in ripresa, con un aumento stimato al 3,8% nel 2025 e al 4,1% nel 2026. L’Africa resta la seconda regione a più rapida crescita a livello globale e tende a rimanere più sotto controllo anche l’andamento dell’inflazione.
Complessivamente robusta, anche se differente a seconda dell’area del grande continente, la crescita però – secondo Zuzana Schwidrowski, direttrice della divisione macroeconomia, finanza e governance dell’Uneca – rimane insufficiente. Per sostenere lo sviluppo sociale africano servirebbero saldi positivi ancora più robusti, specie in questa fase storica. In un contesto, cioè, in cui ‘pesano’ anche vari fattori non favorevoli, in primis le incertezze dell’economia globale, la frammentazione dei mercati, il calo degli aiuti internazionali dell’era di Donald Trump, le tensioni geopolitiche planetarie che finiscono per influire anche sulle situazioni africane.
Persiste il sottosviluppo strutturale
Il rapporto ha evidenziato che, sebbene il commercio intra-africano abbia mostrato una maggiore vivacità e diversificazione in regioni specifiche, il suo contributo complessivo al progresso economico del continente è diminuito rispetto agli anni precedenti. La recente crescita economica è attribuita a una sostanziale riduzione delle pressioni inflazionistiche, ma il sottosviluppo strutturale rimane un ostacolo persistente.
Mentre la tendenza generale al declino della povertà estrema si allinea con i modelli globali, molte persone in tutto il continente continuano a sperimentare gravi difficoltà, con il Nord Africa che rappresenta un’eccezione a causa di miglioramenti più significativi. Il rapporto ha anche sottolineato la crescente minaccia del cambiamento climatico, che rappresenta un grave pericolo per la produzione agricola e si prevede che aggraverà l’insicurezza alimentare in diverse regioni, amplificando così le sfide socio-economiche affrontate da numerosi africani.