La povertà avanza ancora in Africa sia pure con differenze anche molto marcate tra Paese e paese. Il rapporto intitolato ‘Decennio di miseria’ e prodotto da Afrobarometer non lascia spazio ai dubbi. Pubblicato nel febbraio 2025, basato sull’analisi di 39 Paesi, esplora la crescita della povertà ‘vissuta’ in molti stati africani.
Afrobarometer è un’organizzazione non profit con sede in Ghana. Una rete di ricerca pan-africana che conduce sondaggi su democrazia, governance, economia e società. La rete comprende oltre 30 partner nazionali responsabili della raccolta dati, dell’analisi e della diffusione dei risultati nei loro paesi.
Povertà e Afrobarometer
Il coordinamento regionale è fornito dal Ghana Center for Democratic Development (CDD-Ghana), dall’Institute for Justice and Reconciliation (IJR) in Sudafrica e dall’Institute for Development Studies (IDS) dell’Università di Nairobi in Kenya. Supporto tecnico è fornito dall’Università statale del Michigan (MSU) e dall’Università di Città del Capo (UCT).
Ebbene, Afrobarometer ha condotto le interviste in 39 paesi africani tra ottobre 2021 e giugno 2023, rilevando come la povertà sia aumentata significativamente.
I dati chiave si possono sintetizzare in pochi punti. Una povertà severa è diventata la regola per molti abitanti del continente in un arco temporale – quello indagato – segnato da aspetti di cambiamento gravi e perduranti tutto sommato contingenti (covid 19, pandemie, invasione russa dell’Ucraina), ma anche si lungo periodo (cambiamento climatico).
Il rapporto suggerisce che l’aumento della corruzione potrebbe svolgere un ruolo significativo nella recrudescenza della povertà. E vale la pena ricordare contesto e paradigma. La Banca Mondiale considera persone in situazione di estrema povertà quelle che vivono con meno di 2,15 dollari al giorno. Ebbene il loro numero è aumentato di 23 milioni tra il 2019 e il 2022.
Uno su quattro soffre la povertà severamente
Un africano su quattro tra quelli intervistati ha raccontato ad Afrobarometer di aver vissuto condizioni di povertà severa, cioè di aver fatto a meno di necessità di base come medicine, cibo sufficiente, acqua pulita e combustibile per cucinare.
I dati, purtroppo, mostrano un’inversione di tendenza rispetto ai progressi nella riduzione della povertà registrati fino al 2015.
La crescita economica è in molti casi percepita comunque come stagnante. Le economie africane nel decennio sotto esame sono state colpite da investimenti esteri in calo, prezzi delle materie prime in calo, importazioni di cereali ridotte e prezzi domestici in aumento. La libertà politica è diminuita in molti paesi, contribuendo alla situazione di povertà.
Indice di povertà, graduatoria
Vero è comunque che la condizione varia molto tra Paese e Paese. La povertà severa è ‘relativamente’ diminuita – nella percezione degli abitanti – in Liberia, Burkina Faso, Togo, Gabon e Marocco, mentre è aumentata in Nigeria, Namibia, Mali, Zimbabwe e Sudafrica.
Il rapporto sottolinea la necessità di interventi mirati per affrontare la stagnazione economica, l’insicurezza alimentare e le sfide collegate alle fragilità o inadeguatezze delle governance.
Il rapporto registra che, nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni, la povertà vissuta sta aumentando nuovamente, con implicazioni profonde e crescenti per la stabilità sociale del continente.
Differenze regionali
Un approfondimento sullo studio lo ha proposto anche la rivista Africa e Affari.
Dall’analisi emerge che a livello regionale “i livelli di povertà vissuta forte si avverano più elevati tra i cittadini dei quattro Paesi dell’Africa centrale intervistati dai ricercatori di Afrobarometer (con una quota del 35%), rispetto al 27% tra gli africani delle regioni occidentale e meridionale, al 22% nell’Africa settentrionale e al 18% nell’Africa orientale”.
Nel complesso, una persona su quattro (26%) rientra nella categoria di “forte povertà vissuta”. La povertà vissuta forte è quasi inesistente a Mauritius (1%) ed è relativamente rara in Marocco (3%), Seychelles (6%), Ghana (9%) e Tunisia (10%). Al contrario, quasi la metà dei cittadini sperimenta frequenti mancanze di beni di prima necessità in Mauritania (50%) e Congo-Brazzaville (48%), seguiti da Angola (44%), Niger (40%), Nigeria (39%), Guinea (39%) e Camerun (38%).
In Sierra Leone i progressi più significativi a breve termine nella riduzione della povertà elevata: la percentuale di cittadini classificati come soggetti a questi elevati livelli di povertà vissuta è diminuita di 11 punti percentuali, passando dal 26% al 15%. Al contrario, la Nigeria ha registrato il maggiore aumento di questi tassi, passando dal 25% al 39% dei cittadini, seguita da cinque Paesi dell’Africa australe: Namibia (+11 punti), Botswana (+11 punti), Malawi (+9 punti), Angola (+6 punti) e Sudafrica (+6 punti).