Giornata di confronto – il due di luglio a Roma – tra governo e Vaticano su una serie di temi caldi che potrebbero rendere più dialettici i rapporti tra lo Stato e la Chiesa. La premier Giorgia Meloni e la sua folta delegazione sono stati accolti dal reggente della prefettura, Monsignor Leonardo Sapienza.
La Meloni ha incontrato Leone XIV ed è emersa una volontà comune di impegno per la pace in Ucraina come a Gaza. Tanti i temi delicati, come quello del riarmo, ma anche quello dell’atteggiamento dello Stato sul fine vita. Con Leone XIV anche il segretario di stato vaticano Pietro Parolin, nonché il cardinale Paul Gallagher, con la premier anche i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani.
Tra gli argomenti di tavoli più tecnici, non irrilevante motivo di frizione tra Vaticano e Governo, la revisione dell’8 per Mille da parte del Governo, che secondo i rappresentanti più influenti della Chiesa Cattolica le sottrae ruolo e risorse.
Quasi un miliardo dall’8 per mille per il Vaticano
La materia del contendere è quindi anche economica. Nel 2024 la Chiesa Cattolica ha incassato circa 990 milioni di euro dall’8 per mille, che rappresenta quasi il 70% del totale di 1 miliardo e 320 milioni di euro raccolti, in calo di alcune decine di milioni rispetto al 2023. A riguadagnare posizioni sulla destinazione al Vaticano non è stata la Chiesa Valdese (terzo attore per importanza) ma lo Stato italiano. Che ha modificato – allargandoli a sei – gli ambiti di intervento di sostegno laico e statale: fame nel mondo, calamità naturali, edilizia scolastica, assistenza ai rifugiati e beni culturali e, novità, problemi legati alla tossicodipendenza.
Ebbene, qualche mese fa il cardinale Matteo Zuppi a nome della Cei aveva già espresso delusione per la decisione del governo di modificare le modalità di attribuzione dell’8 per mille. Secondo Zuppi, col nuovo approccio la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose firmatarie delle intese con lo Stato, venivano un po’ penalizzate e veniva alterata anche la logica di modifica di accordi condivisi tra Stato e Chiesa inaugurata e sempre rispettata dai Patti Lateranensi in poi.
Il governo ha replicato affermando che la modifica consiste soltanto nell’aggiunta della sesta finalità che come detto, è destinata al recupero dalle tossicodipendenze e altre dipendenze patologiche, senza stravolgere il meccanismo esistente. Ma Zuppi ha sottolineato che questa modifica potrebbe ridurre le risorse disponibili per la Chiesa, che le utilizza per la lotta alla povertà, l’educazione e altre emergenze.
Non bastasse dopo queste frizioni è arrivato anche uno spot televisivo teso a incoraggiare la destinazione dell’8 per mille allo Stato proprio in ragione dell’impegno nella sesta attività ‘umanitaria’ e sociale di marca laica. La campagna, su iniziativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata realizzata dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria. Nel modello del 730 e in Unico viene messa in subito in risalto la scelta n.6, introdotta due anni fa, quella per il recupero dalle tossicodipendenze e dalle altre dipendenze patologiche. Le altre opzioni vengono mostrate subito dopo e sono: la cura dei beni culturali, l’assistenza ai rifugiati e ai minori stranieri non accompagnati, l’edilizia scolastica, la difesa del territorio dalle calamità naturali e la lotta alla fame nel mondo.
Meno spot dello Stato
Tra le richieste della Chiesa Cattolica, quindi, ci sarebbe innanzi tutto quella di depotenziare la comunicazione pubblica dello Stato in questo ambito.
Vale la pena ricordare Prima dell’introduzione dell’8 per mille con la legge n. 222 del 1985, lo Stato italiano finanziava la Chiesa Cattolica principalmente attraverso il sostentamento diretto del clero e altre forme di contributi pubblici. Questo sistema era regolato dal Concordato Lateranense del 1929, che stabiliva il cattolicesimo come religione di Stato e prevedeva finanziamenti statali per il clero e le attività ecclesiastiche.
Con la revisione del Concordato nel 1984, il cattolicesimo perse lo status di religione ufficiale dello Stato, e il sistema di finanziamento diretto fu sostituito dall’8 per mille, che permette ai contribuenti di destinare una quota dell’IRPEF alla Chiesa Cattolica o ad altre confessioni religiose riconosciute. Questo cambiamento ha reso il finanziamento più trasparente e basato sulle scelte dei cittadini.